08/07/14 – Egitto – Lotta a Fratelli musulmani passa per piccole moschee

di AFRICA

 

Il contrasto all’influenza della Fratellanza musulmana in Egitto sta passando anche attraverso il controllo delle piccole moschee dove predicatori incendiari sfruttano il pulpito per fini politici. La circostanza e’ emersa da varii media nelle ultime settimane e soprattutto in vista degli ultimi dieci giorni del Ramandan in cui le occasioni di indottrinamento si prolungano.

A fine maggio, pochi giorni prima di lasciare l’incarico, il presidente ad interim Adly Mansour ha emesso un decreto che limita la possibilita’ di pronunciare sermoni solo a predicatori approvati o dal Grande Imam di Al-Azhar, Ahmed El-Tayyeb, o dal ministero dei Beni religiosi (Waqf). La normativa si applica anche agli spazi pubblici usati come moschee e prevede che anche persone estranee a queste due istituzioni possano predicare, ma solo seguendo le direttive del dicastero. Chi non si attiene rischia da tre mesi e un anno di reclusione, con possibilita’ anche di una salata ammenda e raddoppio della pena in caso di recidivita’.

La legge inoltre e’ stata la base per una campagna di chiusure di “zawyas”, le “piccole moschee” molto diffuse nel paese e fuori del controllo del ministero o dell’Università al-Azhar del Cairo, uno dei principali centri d’insegnamento religioso. Nella sola Alessandria d’Egitto, dove si contano almeno 2.000 moschee, ne sono state chiuse piu’ di 650.

Un imam della citta’ portuale sul Delta del Nilo, Ahmed Baheyi, in dichiarazioni riprese da un noto sito di informazioni ha giudicato positivamente la nuova normativa. La legge a suo dire e’ necessaria per evitare che i sermoni vengano usati a fini politici: “abbiamo pochi imam e predicatori i quali, per questo, vengono inviati nelle moschee maggiori lasciando le piu’ piccole fuori della supervisione e controllo del Waqf”, ha detto l’imam della moschea di Sidi Gaber riferendosi al ministero. Tale carenza offre l’opportunita’ di occupare i pulpiti a Fratelli musulmani, salafiti o jihadisti. Spesso, ha ricordato Baheyi, fedeli hanno sporto denuncia contro predicatori di zawyas che incitavano alla contrapposizione settaria, ad esempio chiamando “infedeli” i cristiani.

In un’intervista televisiva Salama Abdel-Qawi, un predicatore che e’ stato portavoce del ministero del Waqf sotto il presidente islamista Mohamed Morsi, ha definito “arbitraria” la normativa: suo avviso la nuova legge punta ad estromettere migliaia di suoi colleghi “che si oppongono al colpo di Stato”, ossia alla deposizione di Morsi operata dall’attuale presidente Abdel Fattah al-Sisi quando, proprio un anno fa, era capo di Stato maggiore delle Forze armate.

La ripulitura delle moschee da elementi facinorosi assume rilievo dato che gli ultimi dieci giorni del mese del digiuno islamico, il “Ramadan” che quest’anno termina attorno al 29 luglio, sono quelli in cui molti fedeli passano la notte pregando e ascoltando sermoni nelle moschee: come sottolinea l’imam Baheyi, si tratta di un colossale occasione per “lavaggi del cervello” che le autorita’ egiziane stanno tentando di limitare.

In linea con la decisione di unificare le preghiere in tutte le moschee del paese, il ministro dei Beni religiosi, Mokhtar Gomaa, ha chiesto di controllare molto da vicino anche le preghiere del venerdi’. * Rodolfo Calo’  (ANSAmed).

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