Zimbabwe – Prove di dialogo nazionale

di Enrico Casale
Emmerson Mnangagwa

In Zimbabwe, una ventina di partiti di opposizione hanno risposto all’invito di aprire un tavolo di dialogo offerto da Emmerson Mnangagwa. L’incontro è durato diverse ore. «Abbiamo già perso decenni, non perdiamo altro tempo per far crescere la nostra patria – ha dichiarato Mnangagwa -. È imperativo parlarci per risolvere le nostre differenze».

«Prima di tutto, chiedo che tutti accettino i risultati delle elezioni presidenziali in modo che possiamo concentrarci sulle prossima tornata nel 2023. E a quel punto, dobbiamo accettare le sfide che affrontiamo», ha affermato il presidente.

Un incontro boicottato dal principale partito di opposizione, l’Mdc di Nelson Chamisa che non ha ancora riconosciuto la vittoria di Emmerson Mnangagwa. Per il suo portavoce Nkululeko Simba, questa richiesta di dialogo non è sincera: «Non è un dialogo. Mnangagwa ha voluto semplicemente dire quello che aveva da dire e si è fatto ritrarre in foto con i partecipanti. È stato fatto per la comunità internazionale, per dire: “Vedi, sono pronto a parlare con l’opposizione”. Ma non è così».

L’Mdc, che chiede la fine della violenza e il rilascio di tutti i prigionieri, crede che solo un «mediatore indipendente» possa consentire un «vero dialogo». Un mediatore come la Sadc, la Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe.

Anche le Chiese hanno chiesto un dialogo nazionale. Questa volta, il leader dell’opposizione era presente all’incontro, aggiungendo che era pronto a il dialogo con il capo dello Stato a condizione che ci fosse un mediatore indipendente.

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