Uganda | Riprende il commercio di vestiti usati

di Enrico Casale
vestiti usati in uganda

L’Uganda ha deciso di autorizzare nuovamente l’importazione di indumenti usati. È stata così annullata il decreto che il mese scorso aveva vietato l’acquisto all’estero di vestiti e calzature usati nel timore di diffondere il coronavirus. Il divieto era stato accolto con favore dai produttori tessili e dell’abbigliamento perché avrebbe potuto dare impulso all’industria ugandese. Ma i commercianti di indumenti usati si erano lamentati sostenendo che le merci già ordinate erano in arrivo.

Hanno anche insistito sul fatto che Covid-19 non fosse in grado di sopravvivere al viaggio degli indumenti da Cina, Europa o Stati Uniti.

Ora il divieto è stato ritirato. Il ministro del Commercio, dell’industria e delle cooperative, Amelia Kyambadde, ha dichiarato che sarebbe stato ingiusto insistere sul divieto, poiché gli ordini erano già stati fatti. Ha anche affermato che il commercio di abbigliamento e scarpe usate stava diminuendo, a causa della normativa fiscali e igienica più rigida. «Non è più semplice come un tempo – sostiene un importatore -. Ora devi mostrare che i vestiti sono stati fumigati. Hanno poi imposto un’accisa che aumenta ogni anno. Conosco persone che hanno lasciato il business proprio perché non riuscivano a pagare il tributo». Il commercio di indumenti usati, scarpe o stivali, vale circa 200 milioni di dollari l’anno in Uganda.

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