Uganda, Lilian Nakigozi e la sfida degli “orti verticali”

di Stefania Ragusa

Tra i tanti problemi ugandesi ci sono anche l’insicurezza alimentare e la scarsità di terre, entrambi intrecciati con l’aumento della popolazione. Una giovane imprenditrice sembra avere trovato la strada per contenerli. Lilian Nakigozi ha messo a punto infatti una tecnica agricola che consente di coltivare con spazi risicati e anche in contesti urbani e con cui sta coinvolgendo soprattutto altre donne.

Women Smiles Uganda, questo è il nome dell’azienda, ha sede a Kampala. Gli orti verticali sono realizzati con legno e materiali riciclati. È una forma di agricoltura urbana basata sull’idea dell’orticoltura su piccole aree e che richiede poca terra. Il dispositivo dispone inoltre di un sistema portante interno per garantire un utilizzo ottimale della luce solare, un sistema di irrigazione integrato e attrezzature per serre per rispondere ai rischi climatici.

Nakigozi è cresciuta in una famiglia povera nella baraccopoli del Katanga a Kampala e da piccola ha patito la fame. “Durante i miei studi aziendali nel 2017, ho avuto l’idea di sviluppare una vertical farm. Stavo usando i soldi del pranzo per salvare il mio capitale iniziale. Sono riuscito ad accumulare $ 300 e li ho usati per acquistare i materiali necessari per realizzare i primi 20 tralicci verticali. Li ho dati a 20 famiglie e nel 2018 abbiamo avviato completamente le nostre attività in vari bassifondi urbani ” , ha dichiarato a How We Made it in Africa, un portale che raccoglie storie africane di successo imprenditoriale.

Oltre a garantire la disponibilità di cibo, Women Smiles Uganda contribuisce all’empowerment delle donne delle aree degradate, che recluta e forma nelle moderne pratiche agricole, riducendo così la povertà nelle famiglie povere di Kampala. Come accade con qualsiasi nuova attività, Women Smiles Uganda ha dovuto affrontatare una variegata serie di problemi, a partire dalla difficoltà di accesso al credito per acquistare le prime attrezzature. Per ovviare a questo problema, l’azienda ha stretto partnership con istituzioni micro-finanziarie che pagano e poi distribuiscono vertical farm ai propri clienti sotto forma di prestiti, rimborsati ad un tasso di interesse del 2%. 

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