Tunisia, verso l’estate della sete

di claudia
Siccità: un killer che uccide fiumi, dromedari e... uomini

di Céline Camoin

L’estate del 2023 sarà l’estate della sete. Lo afferma Hassine Rehili, esperto  in sviluppo e gestione delle risorse presso la Facoltà di Scienze di Tunisi, in una dichiarazione all’agenzia Tap, che conferma le preoccupazioni già palpabili sulla scarsità di acqua che si preannuncia in Tunisia e sulla costa nordafricana nei prossimi mesi.

“L’attuale situazione idrica nel Paese è molto critica, i recenti tagli idrici in diverse regioni, operati senza preavviso, sono molto logici nel contesto della gestione delle risorse idriche”, ha detto l’esperto. Rehili ha anche osservato che le regioni meridionali e centrali non si riforniscono dalle dighe, ma dalle falde acquifere, il che espone queste fonti a uno sfruttamento eccessivo che minaccia la loro capacità di rinnovarsi.

Il Paese si trova per la prima volta in una situazione così critica, a causa del deficit di precipitazioni registrato durante l’autunno e l’inverno precedenti. Questo deficit ha avuto un forte impatto sulle riserve delle dighe.

Il tasso di riempimento delle dighe è compreso tra il 30 e il 32% a livello nazionale. Questo tasso non ha superato il 17% alla diga di Sidi Salem (Testour-Béjà), che è la più grande diga del Paese e le cui riserve non sono mai diminuite così tanto da quando è entrata in funzione negli anni ’80.

Ha indicato che la Conferenza delle Nazioni Unite sull’acqua, tenutasi a New York dal 22 al 24 marzo 2023, ha evidenziato la delicata situazione delle risorse idriche nel mondo, a causa dell’eccessivo sfruttamento delle risorse disponibili e degli effetti del cambiamento climatico, affermando che il programma di azione adottato in questa conferenza comprende 700 misure volte a preservare questa risorsa.

Secondo Rehili, una delle raccomandazioni della conferenza era quella di destinare circa 300 miliardi di dollari per l’attuazione di queste misure per garantire l’accesso all’acqua a tutte le persone della terra entro il 2050.

La Tunisia è classificata tra i Paesi con una situazione idrica molto delicata, data la scarsità di risorse idriche, lungo tutta la storia del Paese.

Lo specialista  – nella sua intervista all’agenzia Tap – si rammarica anche che la Tunisia non abbia ancorato negli ultimi 50 anni una cultura di razionalizzazione dell’acqua e politiche di conservazione di questa risorsa vitale. Il Paese si è rivolto invece verso coltivazioni che consumano grandi quantità di acqua e sono destinate anche all’esportazione. Rehili ha anche sottolineato lo spreco di acqua da parte del settore industriale, le scappatoie legali in questo settore e l’assenza di controlli.

Rhili si è espresso a favore dell’attuazione di un piano urgente per ridurre lo spreco di acqua sia nei canali che nell’acqua potabile, e della creazione di uno specifico dipartimento ministeriale per l’acqua che riunisca tutte le imprese e le strutture legate all’acqua.

È inoltre necessario, secondo lui, aprire un dibattito con la partecipazione di tutte le parti interessate per discutere di questo tema vitale dell’acqua.

A conferma dell’allarme lanciato dall’esperto, la Tunisia ha introdotto ieri un sistema di quote per l’acqua potabile e ne ha vietato l’uso in agricoltura fino al 30 settembre a causa della siccità in corso nel Paese. Ad annunciarlo è stato oggi il ministero dell’Agricoltura, delle risorse idriche e della pesca.

Secondo le informazioni riportate dall’agenzia di stampa nazionale Tap, il ministero ha inoltre vietato l’uso di acqua potabile per lavare le auto, irrigare aree verdi e pulire strade e luoghi pubblici, aggiungendo che i trasgressori saranno severamente puniti. Il ministero, tuttavia, non ha fornito maggiori dettagli su quello che viene descritto dai media locali come un piano per razionalizzare l’uso dell’acqua in una Paese in grave stress

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