Tunisia, le novità del Festival del Cinema di Cartagine

di claudia

La 32a edizione del Festival internazionale del film di Cartagine ha aperto i battenti questo fine settimana, in Tunisia. L’evento propone un manifesto molto variegato, con 57 pellicole da 45 paesi arabi e africani. “Sogniamo, vivi!” è lo slogan scelto per questa edizione del festival, animato da proiezioni e dibattiti in una mezza dozzina di cinema tunisini fino al 6 novembre.

Il festival vuole essere “attento alle nuove tendenze cinematografiche in Africa e nel mondo arabo”, secondo la brochure di presentazione. La giuria, presieduta dal produttore italiano Enzo Porcelli, riflette questo desiderio di apertura, con la presenza dell’attore angolano Hoji Fortuna (“Il Trono di Spade”), della regista haitiana Gessica Géneus (“Freda”) e del regista – fotografo marocchino Daoud Aoulad Syad (“Addio Forain”). Gli artisti sono stati accompagnati al loro arrivo sul red carpet di sabato da un gruppo di giovani con sindrome di Down. E per la prima volta, un gruppo di prigionieri tunisini ha avuto la possibilità di assistere alle esibizioni e di girare un documentario. Le proiezioni sono previste nelle carceri come negli anni precedenti ma anche per la prima volta nelle caserme militari.

Le questioni sociali sono il filo conduttore principale del festival, come dimostra il film di apertura di Chadian Mahamat-Saleh Haroun, “Lingui, les liens sacrés”, notato a Cannes, che racconta la storia di un’adolescente che cerca un aborto. Saranno proiettati altri film, come “Amira” dell’egiziano Mohamed Diab, premiato a Venezia e che tratta del traffico di sperma di detenuti palestinesi in Israele, o l’ultimo lungometraggio del marocchino Nabil Ayouch, “Top and strong”, selezionato a Cannes, sull’emancipazione delle ragazze attraverso l’hip hop.

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