Tunisia, la Corte africana condanna decreti del presidente Saied

di claudia

di Céline Camoin

La Corte africana per i diritti umani e dei popoli ha condannato lo Stato tunisino ordinando di abrogare i decreti presidenziali 117 del 22 settembre 2021, i decreti 69, 80, 109 del 26 e 29 luglio e del 24 agosto 2021, e i decreti 137 et 138 dell’11 ottobre. In sostanza, si tratta dei provvedimenti con i quali il presidente della Repubblica Kais Saied, invocando lo stato d’eccezione, ha sospeso l’Assemblea nazionale, licenziato il governo e nominato un nuovo esecutivo. La Corte, in una decisione resa nota ieri, conclude che lo Stato tunisino ha violato Carta dei diritti umani e dei popoli.

Il tribunale chiede allo Stato tunisino di ripristinare la democrazia costituzionale entro due anni. La Corte ribadisce inoltre che la mancata installazione della Corte costituzionale crea un vuoto giuridico significativo e ordina allo Stato di istituire tale Corte, come organo giurisdizionale di equilibrio delle istituzioni dello Stato, e di revocare tutti gli ostacoli legali e politici che impediscono questo obiettivo, entro due anni. Per quanto riguarda l’esecuzione di tale sentenza, il Tribunale ordina allo Stato di riferire alla Corte entro e successivamente ogni sei mesi.

Lo Stato tunisino era oggetto di una denuncia presentata alla Corte africana, con sede ad Arusha (in Tanzania) da parte di un avvocato tunisino, Ibrahim Ben Mohamed Ben Ibrahim Belghuit, il 21 ottobre 2021.

La Corte africana per i diritti dell’uomo e dei popoli è operativa dal 2009. Ha competenza per giudicare il rispetto da parte di uno Stato membro della Carta africana dei diritti umani e di ogni altro strumento relativo alla tutela dei diritti umani ratificato da quello Stato. Individui e organizzazioni non governative possono, a determinate condizioni rivolgersi direttamente alla Corte indirettamente tramite la commissione africana dei diritti umani e dei popoli.

Le decisioni della Corte di Arusha devono, sulla carta, essere rispettate. Di fronte alla Difesa dello Stato tunisino in questo fascicolo, la Corte ha ricordato che la sua competenza non si limita a pronunciarsi su ricorsi contenenti presunte violazioni dei diritti umani solo nella misura in cui queste minacciano “la pace e la sicurezza internazionale”. Ribadisce la sua posizione secondo cui, quando un’istanza contiene accuse di violazione di uno o più dei diritti tutelati dalla Carta o da qualsiasi altro strumento sui diritti umani ratificato dallo Stato convenuto, si dichiara competente a prendere in considerazione tale richiesta, indipendentemente dal fatto che la presunta violazione riguardi la pace e la sicurezza internazionale. Pertanto, la Corte ha respinto l’eccezione di giurisdizione sollevata dallo Stato difensore al riguardo. 

Condividi

Altre letture correlate: