La violenza e l’orrore della guerra continuano a lacerare il Sudan. Almeno 55 civili sarebbero stati uccisi e numerosi altri feriti in due giorni di bombardamenti di artiglieria sulla città di El Fasher, capitale del Nord Darfur, da parte delle Forze di supporto rapido (Rsf), formazione paramilitare in conflitto con le forze regolari sudanesi. A denunciarlo l’esercito.
Secondo quanto riportato dalla 6ª Divisione di fanteria dell’esercito ripresa dal Sudan Tribune, ieri gli attacchi delle Rsf avrebbero provocato otto morti e 20 feriti, tra cui donne e bambini. Il giorno precedente, circa 250 colpi da 120 mm avrebbero colpito la città, causando la morte di 47 persone, tra cui dieci donne: quattro sarebbero rimaste bruciate all’interno delle proprie abitazioni, mentre altre due sarebbero state colpite mentre si trovavano all’esterno, una delle quali teneva in braccio il proprio bambino di cinque mesi.
Le autorità militari avevano già riferito di almeno 33 vittime domenica, quando oltre 300 proiettili erano piombati sulla città. La popolazione di El Fasher e dei campi per sfollati interni nelle vicinanze vive in condizioni critiche, con gravi carenze di cibo, medicinali e acqua potabile. Fonti sul posto citate dal giornale locale segnalano che molti feriti sono costretti a pulire le ferite con il sale e a utilizzare strisce di stoffa come bendaggi, a causa dell’assedio e della distruzione o chiusura della maggior parte delle strutture sanitarie.
Il comando militare ha definito i bombardamenti “indiscriminati”, ritenendoli una rappresaglia delle Rsf per le “gravi perdite” subite nei recenti combattimenti. Lunedì l’esercito ha inoltre riferito di aver distrutto una postazione di artiglieria nemica a nord della città. El Fasher è assediata dalle Rsf dal maggio 2024: l’assedio ha comportato la distruzione di infrastrutture e linee di rifornimento, mentre fonti umanitarie riferiscono di gravi violazioni, compresi episodi di violenza sessuale contro civili in fuga.