Sudan, due passi avanti e uno indietro

di Enrico Casale
proteste in sudane

A Khartoum (capitale del Sudan), sei persone sono state uccise in incidenti lunedì sera, 13 maggio. Incidenti che arrivano in un momento particolarmente delicato del Paese. Il consiglio militare al governo ha infatti raggiunto una prima serie di accordi sulla struttura del futuro governo di transizione e ha fatto arrestare l’ex presidente Omar al-Bashir con l’accusa di coinvolgimento e incitazione nell’uccisione di manifestanti durante i disordini che hanno portato alla sua cacciata il mese scorso.

Ma andiamo con ordine. Le tensioni sono iniziate all’imbrunire. Gruppi di manifestanti che si stavano recando verso il sit-in che da settimane è attivo davanti allo stato maggiore delle forze armate sono stati fermati dalle forze di sicurezza. Un diverbio ha scatenato una pesante sparatoria e diverse persone si sono recate negli ospedali per ricevere cure. Durante la notte, altri manifestanti sono accorsi e hanno ingrossato le fila di coloro che occupano l’area antistante il quartier generale dell’esercito. Si è creata una situazione esplosiva. Alcuni sostengono che i poliziotti hanno eseguito una carica e, successivamente, è iniziata una nuova sparatoria con nuovi feriti e morti.

Questa violenza arriva in una fase di profondo cambiamento. Sempre lunedì, le autorità giudiziarie sudanesi hanno incriminato l’ex presidente Omar al-Bashir con l’accusa di coinvolgimento e incitazione nell’uccisione di manifestanti durante i disordini che hanno portato alla sua cacciata il mese scorso. Non è al momento chiaro a quale tipo di condanna l’ex presidente sudanese vada incontro.

Le autorità militari stanno quindi cercando di fare pulizia del passato regime. Non solo, ma stanno cercando di dare una svolta alle trattative con l’opposizione. Il consiglio militare e i rappresentanti civili sono infatti riusciti a trovare un primo accordo sulla struttura del futuro governo di transizione, cioè su come si dirigerà il Paese fino alle prossime elezioni, che si dovrebbero tenere tra due o quattro anni. Le discussioni politiche dovrebbero riprendere oggi, martedì, sempre che le tensioni di piazza non facciano arrestare il confronto al vertice.

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