Sudafrica | La birra vittima del coronavirus

di Enrico Casale
sab miller birra

Niente da fare, la birra va gettata via. La South African Breweries (Sab), il più grande produttore di birra del Sudafrica (e uno dei principali al mondo), ha dovuto smaltire oltre 25mila litri di birra nel suo stabilimento di Rosslyn, a Pretoria. E non è finita. Nelle prossime settimane ne potrebbero venire distrutti altri 130 milioni di litri.

Ma perché questa azione, che milioni di bevitori considerano uno scempio? La Sab è stata costretta a eliminare le scorte perché nelle sue strutture ha esaurito lo spazio per conservare legalmente l’alcool.

Le rigide regole del lockdown imposte in Sudafrica per frenare la diffusione del coronavirus vietano la vendita e il trasporto di alcol e questo ha impedito al produttore di birra di spostare le sue scorte in stabilimenti dove i magazzini potevano ancora accogliere la birra.

Il divieto di vendita di alcol e sigarette è una questione controversa che ha diviso ministri e cittadini. Il divieto ha infatti creato un fiorente mercato nero di prodotti che, fino ad alcune settimane fa, erano disponibili gratuitamente. In una dichiarazione ufficiale, Sab si è detta rammaricata e ha aggiunto che il divieto di vendita di alcol non elimina la domanda ma semplicemente «consegna il mercato a criminali e trafficanti».

Se il divieto persisterà, il produttore di birra afferma che si troverà costretto a licenziare fino a 2.000 lavoratori e altri 75.000 posti di lavoro saranno a rischio nella catena dell’indotto.

Condividi

Altre letture correlate: