Storia di un’arteterapeuta italiana in Burkina Faso

di AFRICA
Silvia Ferraris

Educatrice, arteterapeuta, a volte artista e in fondo imprenditrice. Il viaggio e l’incontro con luoghi e persone “diverse” sono il fil rouge della vita di Silvia Ferraris, da sei anni residente in Burkina Faso.

In Italia era operatrice sociale, impegnata a «districarmi tra le maglie di un sistema povero di stimoli ma al contempo estenuante». Nel “Paese degli uomini integri” propone laboratori di arte visiva con i bambini e atelier di arteterapia con gli adulti all’interno di Waga Studio, un centro polifunzionale con due diversi sedi.

Il servizio è «relativamente nuovo in questo contesto», ma oggi «Waga Studio è sulla bocca della gente a Ouagadougou ma anche all’estero, in quanto i clienti sono principalmente expat legati alla cooperazione e alle istituzioni internazionali».

Le difficoltà non mancano, e non sono legate tanto a covid-19, considerata una parentesi quasi superata, quanto alla crescente insicurezza del Paese e conseguente riduzione degli stranieri. Per far fronte, Silvia sta provando ad aprirsi ai burkinabè abbienti, facendo leva sulla necessità di trovare soluzioni ai pressanti problemi della sedentarietà e della cattiva alimentazione. Il consiglio più prezioso non ricevuto all’inizio? Cominciare da quello che hai, con quello che puoi fare, e vedere dove porta. «Tradotto nel mio caso, avrebbe voluto dire iniziare a riprodurre i miei atelier di arte visiva, per valutare in seguito il da farsi a livello di investimenti», conclude Silvia prima di lanciare l’invito a «scoprire la ricchezza culturale del Burkina Faso, pieno di artisti talentuosi e motivati che realizzano opere originali, vigorose e piene di energia»

(Martino Ghielmi, vadoinafrica)

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