RD Congo, trent’anni di carcere per “Terminator”

di Valentina Milani

L’ex signore della guerra e generale dell’esercito congolese Bosco Ntaganda, soprannominato Terminator per la sua brutalità, è stato riconosciuto dalla Corte penale internazionale (Cpi) colpevole di 18 capi d’accusa per crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi in Ituri nel 2002 e 2003. All’epoca, il cosiddetto Terminator era uno dei leader dell’Upc, una delle milizie coinvolte nella guerra civile. Nessuna attenuante è stata trovata così si è optato per la pena più pesante mai imposta dalla Cpi: 30 anni di prigione.

La lista dei crimini di cui è stato accusato Bosco Ntaganda è del resto lunga: massacri, stupri, schiavitù sessuale, campagne di sfollamento forzato, arruolamento di bambini soldato… Il signore della guerra è stato persino accusato e riconosciuto colpevole di aver ucciso un prete con le sue stesse mani.

I giudici d’appello hanno confermato che Bosco Ntaganda, capo militare dell’Upc, ha avuto un ruolo decisivo nei crimini commessi dalle sue truppe nel 2002 e 2003 in Ituri siglando così la fine di un processo giudiziario iniziato nel 2006 quando la Cpi aveva emesso un mandato d’arresto per Terminator, mandato che è rimasto segreto fino al 2008. A quel tempo, Bosco Ntaganda non era più in Ituri, ma nel Nord Kivu, ed era uno dei capi militari della ribellione del Cndp di Laurent Nkunda. Quell’anno fu accusato di un massacro a Kiwanja, un crimine tra gli altri per il quale era sospettato nel Nord Kivu, senza essere mai stato processato.

L’anno seguente, è diventato generale dell’esercito congolese, grazie ad un accordo di pace. Bosco Ntaganda è tornato alla ribellione nel 2012 con la nascita dell’M23. La sua carriera di eterno ribelle si è conclusa nel 2013 quando, minacciato dai suoi ex compagni d’armi, si è consegnato all’ambasciata americana di Kigali.

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