RD Congo: morte ambasciatore Attanasio, la ricostruzione dei magistrati italiani

di Valentina Milani

Il carabiniere Vittorio Iacovacci ha cercato di salvare l’ambasciatore portandolo via dalla linea di fuoco che c’era tra i gruppi armati e i rangers. Ha tentato di allontanarlo mentre era in corso il conflitto. Ma non c’è stato nulla da fare. Così sono morti, uccisi dagli assalitori del convoglio Pam che hanno fatto fuoco nella loro direzione, l’ambasciatore italiano Luca Attanasio e il carabiniere Iacovacci che gli faceva da scorta. La ricostruzione di quanto avvenuto il 22 febbraio scorso, nella Repubblica Democratica del Congo, nei pressi di Kibumba, a nord di Goma, vicino al parco nazionale dei Virunga, è legata alle testimonianze acquisite dai carabinieri del Ros su delega del procuratore di Roma Michele Prestipino e dei pm titolari del procedimento, Sergio Colaiocco e Alberto Pioletti. Tentativo di sequestro di persona a scopo di terrorismo e omicidio colposo: sono questi i reati formulati dalla procura di Roma che indaga sulla morte dell’ambasciatore. Il reato disciplinato dall’articolo 589 del codice penale è legato agli accertamenti sulle eventuali smagliature nei protocolli di sicurezza previsti da Onu e Pam nell’organizzazione del viaggio dei due italiani.

Durante la missione di cinque giorni a Kinshasa, in particolare, i militari del Ros hanno ascoltato il personale dell’ambasciata italiana sulla organizzazione della missione a Goma e hanno acquisito le dichiarazioni di Rocco Leone, il vicedirettore del Pam in Congo, sopravvissuto all’agguato. Una testimonianza, la sua, ritenuta molto preziosa, fornita nell’ambito della collaborazione di Pam e Onu con l’autorità giudiziaria italiana, che dà forza alle dichiarazioni di chi, sin da subito, ha escluso che Attanasio e Iacovacci siano stati vittime di un’esecuzione. In realtà i due sono stati colpiti mentre tentavano di scappare durante la violenta sparatoria tra i rangers e gli assalitori. Per quanto concerne questi ultimi, si indaga ancora sulla matrice dell’agguato, sull’appartenenza del gruppo armato e sui motivi del sequestro.

Una terza missione a Goma dei carabinieri del Ros è ancora in fase di valutazione: devono essere completati gli accertamenti balistici e vanno acquisiti dalle autorità del posto ulteriori elementi sulla dinamica dei fatti.

I magistrati della procura di Roma, che nei giorni scorsi hanno acquisito anche le dichiarazioni della moglie di Attanasio, stanno analizzando il contenuto del tablet (che apparteneva all’ambasciatore) rinvenuto nel fuoristrada. Si vuole capire se ci sono state anomalie nelle comunicazioni intercorse tra Onu e Pam sulle attività delle security. (AGI)

Condividi

Altre letture correlate: