Nigeria: petrolio, contadini e pescatori possono fare causa a Shell

di Valentina Milani
estrazione petrolio

La Corte Suprema del Regno Unito ha permesso oggi a un gruppo di 42.500 agricoltori e pescatori nigeriani di fare causa alla Royal Dutch Shell (Rds) nei tribunali inglesi dopo che anni di fuoriuscite di petrolio nel Delta del Niger avevano contaminato la terra e le acque sotterranee. Lo si apprende da Reuters e da altre fonti di stampa internazionale che precisa che i giudici hanno detto che la Shell, una delle più grandi compagnie energetiche del mondo con sede nel Regno Unito, aveva il dovere di verificare le attività della sua filiale.

Le comunità nigeriane di Ogale e Bille sostengono che le loro vite e la loro salute sono state messe a rischio perché ripetute fuoriuscite di petrolio hanno contaminato la terra, le paludi, le acque sotterranee e i corsi d’acqua e che non c’è stata un’adeguata pulizia o bonifica. Rappresentati dallo studio legale Leigh Day, hanno sostenuto, riferisce Reuters, che la Shell aveva il dovere di intervenire perché aveva un controllo significativo ed era responsabile della sua filiale Spdc. Shell ha controbattuto che la corte non aveva giurisdizione per provare le richieste.

Spdc è l’operatore degli oleodotti in una joint venture tra la Nigerian National Petroleum Corporation che detiene una quota del 55%, Shell che detiene il 30%, Total della Francia con il 10%, Eni dell’Italia con il 5%.

“La sentenza rappresenta un momento di svolta anche nella responsabilità delle compagnie multinazionali. Le comunità sempre più povere stanno cercando di chiedere conto ai potenti attori aziendali e questa sentenza aumenterà significativamente la loro capacità di farlo”, ha detto Daniel Leader, partner di Leigh Day, si legge su Reuters.

Un portavoce della Shell, secondo quanto riferito da Reuters, ha definito la decisione della Corte deludente. “Indipendentemente dalla causa di una fuoriuscita, Spdc pulisce e rimedia. Lavora anche duramente per prevenire queste fuoriuscite per sabotaggio, utilizzando la tecnologia, aumentando la sorveglianza e promuovendo mezzi di sussistenza alternativi per coloro che potrebbero danneggiare tubi e attrezzature”, ha detto precisando che secondo Shell il sabotaggio è la causa delle fuoriuscite di petrolio.

La sentenza è la seconda contro Shell quest’anno per quanto riguarda i reclami contro le sue operazioni in Nigeria. In una storica sentenza olandese di due settimane fa, una corte d’appello ha ritenuto Shell responsabile di molteplici perdite di oleodotti nel Delta del Niger e le ha ordinato di pagare danni non specificati agli agricoltori.

Leigh Day ha riferito che l’importo del risarcimento richiesto sarà quantificato man mano che il caso entra nella fase del processo. Nel 2015, Shell ha accettato di pagare 55 milioni di sterline alla comunità di Bodo in Nigeria come risarcimento per due fuoriuscite di petrolio. In quel caso si è trattato del più grande accordo extragiudiziale relativo alle perdite di petrolio nigeriane.

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