Libia, l’intesa è vicina. La pace un po’ meno

di Enrico Casale
milizie libiche

bernardino leonI Governi rivali di Tobruk e Tripoli hanno raggiunto il «consenso» sui principali punti di un accordo politico per dar vita a un Governo di unità nazionale in Libia. Lo ha dichiarato ieri sera il mediatore dell’Onu Bernardino Leon a Skhirat in Marocco, dove si stanno svolgendo gli incontri tra le parti. La notizia è stata confermata all’agenzia Ansa da Paolo Gentiloni, ministro degli Esteri italiano: «Siamo a una stretta finale, la prossima settimana sarà decisiva per la chiusura di un’intesa tra le componenti del Dialogo politico libico». Anche l’Alto rappresentante Ue, Federica Mogherini, ha definito i progressi «importanti» e incoraggianti ma, ha aggiunto, «è urgente portare i colloqui a pronta conclusione».

Bernardino Leon ha spiegato che le parti sono riuscite a «superare le loro differenze» sui temi principali e il testo dovrebbe essere pronto per la firma entro il 20 settembre. Il superamento dei più importanti contrasti – ha aggiunto – fa diventare più verosimile la possibilità che entro settembre venga firmato il tanto atteso accordo che dovrebbe aprire la strada alla formazione di un governo di unità nazionale. È la prima volta «che abbiamo la possibilità di fare una cosa di questo genere e che abbiamo questa intesa con tutte le parti. Tutte le parti-chiave coinvolte».

Un’intesa tra i due Governi è certamente importante perché darebbe vita a istituzioni più stabili e riconosciute a livello internazionale. Ciò permetterebbe una maggiore collaborazione delle autorità libiche con la comunità internazionale e rappresenterebbe un primo passo verso la progressiva pacificazione del Paese.

Rimangono due incognite. La prima è rappresentata dall’Isis che è presente nell’area centro-orientale della Libia. Sono milizie ben armate e addestrate nelle quali probabilmente militano anche combattenti stranieri. L’unità nazionale può aiutare a contrastare questa minaccia, ma la guerra si profila lunga (come dimostra la situazione in Siria e in Iraq) e impossibile da vincere se la concordia nazionale verrà continuamente messa in discussione.

La seconda incognita è rappresentata dall’estremo frazionamento della società libica. I due Governi hanno firmato un’intesa e certamente saranno sostenuti dalle principali formazioni armate. Ma sul terreno come risponderanno i singoli clan? E le loro milizie?
L’accordo sarebbe quindi un primo passo, ma il cammino è ancora lungo.

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