Libia | Il Covid-19 non ferma la guerra

di Enrico Casale
guerra in libia

Mentre il mondo sembra distratto dall’epidemia di coronavirus, in Libia continua, serrata, la guerra civile. Le milizie che obbediscono al premier Fayez al-Sarraj e sono sostenute dalla Turchia, hanno lanciato una controffensiva che, pare, stia ricacciando indietro i miliziani fedeli a Khalifa Haftar, l’uomo forte della Cirenaica.

In questi giorni, la battaglia si sta concentrando intorno alla città strategica di Tarhuna, 70 chilometri a Sud-Est di Tripoli, la capitale della Libia. Dal maggio 2019, la cittadina è diventata la principale base avanzata per l’offensiva di Haftar contro Tripoli. Sede di un comando in cui lavoravano gli ufficiali di Haftar, insieme a consiglieri militari degli Emirati Arabi Uniti e della Russia. Nella zona c’è un aeroporto dal quale nelle scorse settimane erano passati anche i mercenari russi della Wagner, la compagnia di sicurezza vicina a Vladimir Putin. I contractor che da settembre sono stati schierati sul fronte di Tripoli. I loro cecchini hanno fatto decine di morti e feriti fra miliziani governativi, ma anche fra i civili che abitavano vicini alla linea del fronte.

Proprio in queste ultime ore, poi, le forze di al-Sarraj avrebbero lanciato un intenso bombardato. Secondo Ahmed al Mismari, portavoce delle forze comandate dal generale Khalifa Haftar, l’uomo forte della Cirenaica, gli ordigni avrebbero colpito anche le case facendo vittime civili. «Più di 20 razzi sono caduti su abitazioni e zone civili – ha affermato al-Mismari, citato dal portale d’informazione libico al-Wasat. «I danni sono stati tutti documentati – ha aggiunto il portavoce di Haftar -. Invitiamo la Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil) ad adempiere ai suoi doveri e a condannare i veri terroristi», sottolineando che «la risposta delle forze armate sarà inevitabile».

L’attacco a Tarhuna arriva dopo l’offensiva del lunedì di Pasqua, con la quale le milizie alleate di al-Serraj hanno riconquistato le città di Sabrata, Sorman e altri cinque villaggi sulla strada costiera verso la Tunisia.  Insieme a Tarhuna, nelle ultime ore, le forze di Tripoli hanno poi lanciato un nuovo fronte di attacco ad Ain Zara, alla periferia di Tripoli. Le truppe di Khalifa Haftar, spiazzate, hanno arretrato leggermente. La manovra è stata concepita per aumentare ancora il pressing sugli uomini del generale.

Per un anno, a partire dal 4 aprile del 2019, le forze di Haftar hanno circondato e assediato Tripoli, bombardandola di continuo con droni e con l’artiglieria pesante. Ma dall’inizio del 2020, con l’arrivo di consiglieri e materiali militari turchi oltre che di mercenari siriani, il governo di Fayez Serraj è riuscito a rafforzare le sue difese. In particolare, la Turchia ha installato all’aeroporto tripolino di Mitiga sistemi anti-aerei che hanno reso impossibili i voli del droni di Haftar sulla capitale.

Questa offensiva potrebbe rappresentare una svolta nella guerra civile. Haftar ha perso tutte le rotte di rifornimento verso la prima linea e non ha la forza per ripristinarle. Tanto che le ultime risposte dagli attacchi delle forze di Tripoli si sono limitati ad azioni difensive o a bombardamenti sulla capitale.

Inoltre, al-Sarraj può contare sul determinante sostegno della Turchia che continua a inviare uomini, mezzi e munizioni. Il generale Haftar, invece, sembra essere stato messo in secondo piano dal suo alleato migliore: la Russia. Ciò, peraltro, potrebbe essere solo l’inizio. Anche gli altri partner internazionali, viste le promesse mancate e la situazione disastrosa, potrebbero decidere di scaricarlo. Soprattutto a seguito del fatto che i costi sostenuti sono estremamente alti e che non ci sono risultati.

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