L’Eritrea ritirerà le sue truppe dal Tigray

di Valentina Milani

L’Eritrea ritirerà le sue truppe dal Tigray, dove sono state schierate a fianco delle forze federali etiopi nella breve guerra contro le milizie del Fronte popolare di liberazione del Tigray (Tplf). Lo ha dichiarato il premier etiope Abiy Ahmed nel corso della visita che sta conducendo in Eritrea ospite del presidente Isayas Afeworki.

“Il governo dell’Eritrea ha accettato di ritirare le sue forze – ha detto Abiy in una dichiarazione pubblicata oggi sul suo account Twitter -. Le forze di difesa nazionale etiopi assumeranno il controllo delle aree di confine con effetto immediato”.

Nella dichiarazione, il premier non ha detto quanti soldati eritrei siano schierati in Etiopia, anche se i testimoni hanno stimato che il numero si aggiri sulle migliaia. Il ministro dell’Informazione eritreo, Yemane Meskel, non ha commentato.

Il primo ministro etiope all’inizio di questa settimana ha ammesso per la prima volta che le truppe della vicina Eritrea sono entrate nella regione settentrionale del Tigray durante il conflitto scoppiato cinque mesi fa, suggerendo che potrebbero essere state coinvolte in abusi contro i civili.

L’ammissione di martedì arriva dopo mesi di smentite da parte di Etiopia ed Eritrea proprio mentre arrivavano accuse circostanziate da parte di gruppi per i diritti umani e residenti di uccisioni di massa da parte dei militari di Amsara.

Nonostante Abiy abbia rivendicato la vittoria e la cessazione dei combattimenti, i leader del Tplf si sono nascosti sulle montagne e gli scontri continuano. Nessuno sa quante migliaia di persone, soprattutto civili, siano state uccise nei combattimenti. La regione di circa sei milioni di persone è stata in gran parte tagliata fuori dal mondo e, nonostante alcuni progressi nell’erogazione degli aiuti, gli operatori umanitari hanno avvertito che il cibo e le altre provviste in arrivo sono tutt’altro che sufficienti a causa del crescente timore di carestie.

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