La pesca illegale in Africa occidentale, “una minaccia per l’economia”

di claudia
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di Céline Camoin

L’organizzazione non governativa Greenpeace Africa ha invitato i governi dell’Africa occidentale a rafforzare la sorveglianza degli oceani della regione e la protezione delle risorse ittiche contro tutte le forme di pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata. La pesca illegale mina l’economia regionale e costa agli Stati miliardi di dollari di mancati introiti.

Il messaggio giunge dopo la segnalazione della presenza sospetta di un peschereccio officina nelle acque senegalesi. Rimasto stazionato per oltre 10 giorni. Immatricolato in Russia e appartenente a una società namibiana per conto della società islandese Samherji, il peschereccio ha proseguito le sue operazioni rispettivamente nelle acque di Guinea-Bissau e Mauritania.

“La presenza di questa imbarcazione in un Paese della regione rappresenta una minaccia per tutti questi paesi che condividono gli stessi stock ittici”, avverte Greenpeace.

La pesca illegale mina l’economia regionale e costa agli Stati miliardi di dollari di mancati introiti. Per superare queste sfide, secondo l’organizzazione internazionale, gli Stati devono unire i loro sforzi per porre fine a tutte le forme di pesca non regolamentata. Da qui la necessità di attuare qualsiasi iniziativa di trasparenza nel settore della pesca, la riduzione della sovraccapacità e il rafforzamento del monitoraggio delle acque. L’attuazione di queste misure di buon governo impedirà l’esaurimento degli stock ittici, il degrado degli habitat marini, ma anche la distruzione di un intero ecosistema vitale per l’economia e la sovranità alimentare della regione.

“Oggi la maggior parte degli stock ittici della regione è sovrasfruttata. La presenza di navi straniere aggrava questa situazione e contribuisce a mettere a repentaglio i mezzi di sussistenza e la sicurezza alimentare delle popolazioni. I pescatori si indebitano e si espongono sempre più a una situazione sociale precaria a causa della presenza di questi concorrenti”, afferma Aliou Ba, responsabile della campagna per gli oceani di Greenpeace Africa. “Gli Stati – consiglia – guadagnerebbero di più investendo nella gestione sostenibile delle risorse piuttosto che svendendole a navi industriali straniere”. 

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