La nuova crisi nella Striscia di Gaza vista da Rabat

di claudia
marocco israele

di Gianfranco Belgrano

Il Paese arabo che di recente più si è avvicinato a Israele firmando una serie di accordi, sembra essere quello che più ha cambiato il suo lessico rispetto al passato nei comunicati istituzionali diffusi dopo le ultime vicende nella Striscia di Gaza. A sottolinearlo è una lunga analisi del sito di informazione marocchina Yabiladi. 

A fronte dei raid con cui Israele ha preso di mira le posizioni della Jihad islamica – che ha a sua volta risposto con lanci di razzi quasi sempre intercettati dalla difesa israeliana – causando però anche diverse vittime civili, il ministero degli Esteri marocchino secondo Yabiladi ha emesso un  nota che di fatto è nettamente differente da quelle che in passato erano state diffuse in occasione di crisi analoghe. 

Così, se prima degli accordi di normalizzazione firmati il 10 dicembre del 2020 il Marocco aveva usato termini come “aggressione”, “offensiva flagrante”, “condanna” e “barbarie” (nel 2005, nel 2012, nel 2014 e ancora nel 2018 e nel 2019), questa volta la reazione ufficiale del Marocco è stata più blanda: “Il Regno del Marocco – recita comunicato del ministero degli Esteri – segue con grande preoccupazione il grave deterioramento della situazione nella Striscia di Gaza, dovuto al ritorno di atti di violenza e combattimenti, che hanno causato perdite umane e danni materiali”.

A differenza dei comunicati precedenti, sottolinea Yabiladi, Israele non viene citato per nome e non viene più usata la parola “aggressione”. Il documento si è limitato a fare riferimento ad “atti di violenza” e “combattimenti”, chiedendo solo di “evitare ulteriormente l’escalation e di ripristinare la calma in modo che la situazione non degeneri, risparmiando così alla regione ulteriori tensioni che mettono a rischio le possibilità di pace”.

La dichiarazione ha anche ricordato le “posizioni costanti” del Marocco sulla questione palestinese e sui diritti del popolo palestinese. E ha affermato che “la soluzione duratura del conflitto tra le due parti, palestinese e israeliana, risiede nella creazione di uno Stato palestinese indipendente che viva fianco a fianco con lo Stato di Israele, in sicurezza e pace”. 

In un comunicato, il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (Pjd), che era al governo alla firma dell’accordo di normalizzazione con Israele e che oggi è all’opposizione, ha espresso “profondo rammarico per il linguaggio regressivo della dichiarazione del Ministero degli Esteri” sottolineando anche l’assenza di riferimenti agli atti di violenza nella Spianata delle Moschee di Al-Aqsa.

Il partito islamista si è detto “sorpreso” dal fatto che la dichiarazione “equipari l’occupante e aggressore israeliano alla vittima palestinese, descrivendo ciò che sta accadendo a Gaza come combattimenti e violenza”. Una posizione lontana da quella ufficiale espressa dal governo marocchino che dopo gli accordi del 2020 ha portato avanti il processo di normalizzazione con Israele e ottenuto un sostanziale riconoscimento internazionale (in particolare dagli Stati Uniti) sulla questione del Sahara occidentale, la cui sovranità è rivendicata da Rabat.

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