La digitalizzazione come chiave per migliorare la sanità in Africa

di claudia
telemedicina, digitale

di Valentina Milani

Secondo un rapporto pubblicato dalla società di consulenza McKinsey & Company, facendo ampio uso di strumenti sanitari digitali come teleconsulti, cartelle cliniche elettroniche e applicazioni mobili per la gestione delle malattie croniche, i sistemi sanitari africani potrebbero ottenere guadagni di efficienza fino al 15% della spesa totale entro il 2030.

Nel tentativo di quantificare i potenziali guadagni di efficienza che potrebbero essere generati da una maggiore digitalizzazione dell’assistenza sanitaria nel continente, McKinsey ha innanzitutto identificato 24 strumenti sanitari digitali da utilizzare nelle strutture sanitarie di tre Paesi africani che hanno rappresentato l’85% dei finanziamenti raccolti dalle start-up sanitarie in Africa nel 2021: Sudafrica, Nigeria e Kenya.

Definiti come prodotti e servizi basati sulle tecnologie digitali per pazienti, operatori sanitari, autorità sanitarie, aziende farmaceutiche e autorità di regolamentazione, questi strumenti sanitari digitali sono stati classificati in sei grandi categorie: interazioni virtuali (come le piattaforme di teleconsulto), dematerializzazione dei dati (come le cartelle cliniche elettroniche), autogestione del paziente (ad esempio applicazioni mobili per la gestione delle malattie croniche); self-service del paziente (come le piattaforme per la prenotazione di appuntamenti online e i sistemi di prenotazione per le cliniche); sistemi di supporto alle decisioni (come i sistemi di gestione dei flussi di pazienti negli ospedali); e automazione dei flussi di lavoro (come i sistemi di tracciamento delle apparecchiature mediche che utilizzano l’identificazione a radiofrequenza e i robot per la logistica ospedaliera).

Sono stati inoltre considerati 79 casi d’uso di questi 24 strumenti di sanità digitale. Per ciascuno dei casi d’uso, è stato calcolato il potenziale guadagno di efficienza per la corrispondente porzione di spesa sanitaria entro il 2030 nei tre Paesi studiati.

Queste previsioni di spesa sanitaria si basano su due scenari: uno scenario conservativo che ipotizza il mantenimento del tasso di crescita medio annuo della spesa sanitaria tra il 2010 e il 2019 e uno scenario ottimistico che ipotizza che la spesa sanitaria crescerà al tasso richiesto per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite entro il 2030.

Il rapporto conclude che i guadagni di efficienza che potrebbero essere ottenuti attraverso l’uso diffuso dei 24 strumenti sanitari digitali selezionati, senza compromettere la qualità delle cure, variano da Paese a Paese e tra i due diversi scenari di previsione della spesa sanitaria.

Entro il 2030, l’adozione diffusa degli strumenti digitali selezionati potrebbe ridurre la spesa sanitaria di un importo compreso tra 400 milioni di dollari e 2,5 miliardi di dollari in Kenya (4% della spesa prevista nello scenario conservativo, fino al 14% della spesa prevista nello scenario ottimistico).

In Nigeria, i guadagni di efficienza che potrebbero essere generati dalla digitalizzazione dell’assistenza sanitaria vanno da 700 milioni di dollari a 3,3 miliardi di dollari (4-10% della spesa sanitaria totale prevista), rispetto a 1,9 miliardi di dollari a 11 miliardi di dollari in Sudafrica (6-15% della spesa sanitaria totale prevista).

Il rapporto evidenzia che le interazioni virtuali rappresentano circa il 43% dei potenziali guadagni di efficienza entro il 2030 in Kenya (fino a 1,1 miliardi di dollari), il 35% in Nigeria (fino a 1,2 miliardi di dollari) e il 39% in Sudafrica (fino a 4,3 miliardi di dollari).

La dematerializzazione dei dati rappresenta il 30% dei potenziali guadagni di efficienza in Kenya (fino a 700 milioni di dollari), il 26% in Nigeria (fino a 900 milioni di dollari) e il 30% in Sudafrica (fino a 3,3 miliardi di dollari).

L’autogestione dei pazienti rappresenta il 4% dei potenziali guadagni di efficienza in Kenya (fino a 100 milioni di dollari), il 6% in Nigeria (fino a 200 milioni di dollari) e il 5% in Sudafrica (fino a 500 milioni di dollari).

McKinsey & Company afferma inoltre che le risorse finanziarie derivanti dalle efficienze generate dagli strumenti sanitari digitali potrebbero essere reinvestite in altre aree ad alta priorità per migliorare l’accesso alle cure, la disponibilità di attrezzature all’avanguardia e le prestazioni complessive dei sistemi sanitari africani.

La società di consulenza osserva anche che questi strumenti sanitari digitali hanno il potenziale per consentire un più ampio accesso a cure di migliore qualità nel continente. Potrebbero migliorare l’accesso ai servizi sanitari essenziali, in particolare per le popolazioni difficili da raggiungere, le donne, i rifugiati, le persone con disabilità e le famiglie a basso reddito.

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