Italia | «Regolarizziamo i 600mila migranti!»

di Enrico Casale
migranti

Regolarizzare i 600mila migranti irregolari che vivono sul territorio nazionale. Un provvedimento che, in tempi di Covid-19, diventa sempre più necessario per tutelare la salute pubblica e per garantire migliori condizioni di lavoro, soprattutto in agricoltura. È quanto chiedono le organizzazioni di solidarietà, cooperazione e volontariato internazionale aderenti ad Aoi e Link2007. Un provvedimento invocato anche da alcuni politici e al quale, pare, stia lavorando anche lo stesso governo. Proprio mentre sulle coste italiane, malgrado la pandemia in corso, sono ripresi gli sbarchi dei migranti.

«Chiediamo un intervento di regolarizzazione per due motivi – spiegano i responsabili di Aoi e Link2007 -. Anzitutto, perché nel nostro Paese si trovano più di 600mila immigrati irregolari costretti ai margini della vita sociale senza assistenza alcuna, con un altissimo livello di rischio di contrarre il virus Covid-19 e di aggravare i livelli di emergenza sanitaria dell’intera comunità. In secondo luogo perché solo un’immediata regolarizzazione e una degna accoglienza e integrazione delle persone immigrate presenti in Italia, permetterà, in modo serio e rispettoso delle norme, di rispondere al rischio di un oggettivo di blocco di raccolte e semine per i prossimi mesi, data la mancanza di manodopera. In questo modo si bloccherebbe il ricorso al lavoro sommerso e al caporalato».

Quindi sul tavolo ci sono ragioni umanitarie, ma anche economiche. Nei prossimi mesi potrebbero soffrire della mancanza di lavoratori stranieri alcune produzioni italiane d’eccellenza come quella vitivinicola, quella ortofrutticola, la filiera del latte e del Parmigiano Reggiano, ecc.

L’Italia potrebbe seguire l’esempio del Portogallo. Nelle scorse settimane, il governo di Lisbona ha concesso a immigrati e richiedenti asilo con permesso di soggiorno «pendente» l’assistenza sanitaria e l’accesso ai servizi pubblici almeno fino al 1° luglio. Il ministro dell’Interno portoghese Eduardo Cabrita ha definito la regolarizzazione «un dovere morale, etico e civile, proprio di una società solidale in tempi di crisi assicurare a cittadine e cittadini migranti l’accesso alla salute, alla sicurezza sociale e alla stabilità occupazionale e abitativa».

Qualcosa però si sta muovendo anche nella politica italiana. La senatrice Emma Bonino ha chiesto ufficialmente la regolarizzazione dei migranti «per sopperire al problema della mancanza di manodopera nei campi a causa dell’emergenza Coronavirus». Secondo la senatrice, la suddetta situazione aprirebbe la strada a «un’opportunità per l’immigrazione». Opportunità che andrebbe colta al volo: «Ora o mai più». Si tratterebbe, secondo la senatrice, principalmente di «lavoratori in nero, colf, migranti con il permesso scaduto, richiedenti asilo, gente di cui abbiamo i dati».

Anche Marco Minniti, ex ministro degli Interni, ha lanciato un appello: «Un Paese che lotta contro il coronavirus non può avere sul proprio territorio persone che sono fantasmi senza identità, irrintracciabili, che vivono in baraccopoli illegali potenziale focolaio di epidemia. Non è agli stranieri che facciamo un favore regolarizzandoli, ma all’Italia perché ne va della salute pubblica». In un’intervista a la Repubblica, l’ex ministro lancia una proposta più ampia: «Abbiamo bisogno urgente di una legge sull’immigrazione che gestisca, attraverso la nostra rete diplomatica, gli ingressi regolari dai Paesi di provenienza. Le migrazioni sono un dato strutturale del pianeta, nemmeno il Covid-19 le ferma. È inevitabile che nell’emergenza si facciano scelte senza precedenti come la quarantena sulle navi mentre quel che resta inaccettabile è la contrapposizione tra salute e umanità».

Anche nel governo sembra che qualcosa si stia muovendo, soprattutto in campo economico. Secondo quanto annunciato dal Corriere della Sera, i ministeri di Agricoltura, Lavoro, Interni, Economia e Giustizia avrebbero elaborato una bozza di legge in 18 articoli nella quale si parla esplicitamente della «regolarizzazione» dei migranti tramite una «dichiarazione di emersione dei rapporti di lavoro». Nessuno parla di sanatoria ma, all’articolo 1, si spiega che «al fine di sopperire alla carenza di lavoratori nei settori di agricoltura, allevamento, pesca e acquacoltura», chi voglia mettere sotto contratto di lavoro subordinato «cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale in condizioni di irregolarità» può presentare istanza allo sportello unico per l’immigrazione. Il contratto «non superiore a un anno» genera, dopo una serie di verifiche burocratiche, un permesso di soggiorno, che può essere rinnovato tramite nuovi rapporti di lavoro. Il provvedimento potrebbe finire presto in un decreto.

Teresa Bellanova, ministra dell’Agricoltura e sponsor del progetto, ha dichiarato: «Ritengo fondamentale nella fase emergenziale regolarizzare gli extracomunitari che ricevano offerte di lavoro o è lo Stato a farsi carico della vita di queste persone o sarà la criminalità a sfruttarla».

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