Il libro della settimana: Tutto quello che non abbiamo visto

di claudia

di Stefania Ragusa

Questo libro non è sull’Eritrea. Parla del viaggio che uno scrittore, inesperto d’Africa, fa in questa parte di Cornafrica (il neologismo è suo) qualche mese dopo la fragile pace del 2018 tra Addis Abeba e Asmara.
Tommaso Giartosio usa nel migliore dei modi la sua “inesperienza”, immergendosi nei luoghi e negli incontri senza avere inforcato prima lenti pre-orientate. Racconta con delicatezza e lucidità quello che prova: spaesamento, stupore, inadeguatezza, pena. La vergogna che lo prende quando si sorprende a dispensare penne e improbabili esortazioni (“dovete studiare se volete farvi strada …”) a ragazzi vestiti di stracci in una scuola sperduta che sembra il “sottoscala del mondo”. La consapevolezza di “non avere la minima idea” affiora mentre fa domande di cui già conosce la risposta. Perché gli eritrei lasciano il Paese? La guida non risponde, ma il suo sguardo sembra dire: “Costui non si rende conto”.

E quel che Giartosio farà sarà proprio cercare di rendersi conto. Accostarsi alle cose con l’intenzione di capirle: anche le più scomode, le più indigeste, come l’autocrazia o la tortura. Vero è che tout comprendre, c’est tout pardonner”, ma capire non è giustificare, è la condizione per potere stare o entrare in un luogo. In questo caso l’Eritrea (o, con un altro neologismo l’Alteritrea) con il suo passato intrecciato al Belpaese ed il suo presente opaco.
Tutto quello che non abbiamo visto (Einaudi, 2023, €18) contiene aneddoti e descrizioni ma non è un classico reportage di viaggio. Si tratta piuttosto un testo intimo, scandito in forma epistolare. Destinatario “ufficiale” è Antonio Politano, l’amico e fotografo che ha condiviso l’avventura cornafricana con lo scrittore. In modo diverso ma altrettanto vero, destinatari sono quanti, a volte solo con la mente, provano a uscire dall’Occidente per aprirsi ad altri mondi.

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