Il film di apertura del Festival di Cinema Africano di Verona

di claudia

Venerdì 5 novembre comincia il 40° Festival di Cinema Africano di Verona, che proseguirà fino al 14 novembre. Vi presentiamo il film di apertura che è stato scelto quest’anno: “Toorbos”, opera prima della regista sudafricana René Van Rooyen, che ha il pregio di portare sullo schermo un pezzo di storia recente del Sudafrica.

di Annamaria Gallone

Per la serata di apertura dello storico Festival di Cinema Africano di Verona è stato scelto quest’anno un film sudafricano: TOORBOS, opera prima della regista René Van Rooyen, che insieme al marito ha fondato nel 2012 la Red Letter Day Pictures e ha realizzato diversi documentari e serie televisive.

Il film rivela un pezzo di storia recente del Sudafrica. Nel 1932 infatti il governo promulgò una legge per lo sgombero forzato della popolazione (formata sia da neri che da bianchi) che vivevano nelle zone boschive in assoluta povertà. Una volta conclusa quella che a molti apparve più una “deportazione di massa” che un trasferimento, il governo destinò quelle aree ad opere che, attraverso grandi investimenti, cambiarono per sempre quei luoghi.

La storia è proprio ambientata nel 1933 e mette in scena quelle vicende attraverso la storia di Karoliena Kapp, una ragazza che vive in una isolata comunità di taglialegna. In seguito alla morte del padre resta da sola insieme alla madre nella foresta di Knysna. La ragazza è innamorata della foresta; degli alberi, delle foglie, degli animali e di tutto ciò che fa parte di quell’habitat. In quel luogo Karoliena non ha un’occupazione o particolari desideri, ma è felice così, a parlare con gli alberi, a penetrarsi di tutta la bellezza della natura che la circonda. La madre, per assicurarle un futuro, la spinge a sposare Johannes Stander, un giovane partito anch’esso dalla foresta per fare fortuna in città, dove ha trovato prestigio e ricchezza. Il suo sposo le offre ogni agio, una casa bellissima, tutto ciò che una giovane donna può desiderare, ma dopo poco Karoliena comincia a sentirsi prigioniera, divisa tra la struggente nostalgia della sua foresta e il suo dovere di moglie. Giunta sull’orlo della follia, fugge e lascia i suoi abiti lussuosi per ricoprirsi felice di terriccio e di foglie, tornata al “grande padre”.

Un film formalmente perfetto: ogni inquadratura è molto curata, la scelta dei colori è geniale, ma avrei preferito la regista si soffermasse maggiormente sull’intimo legame con le creature del bosco, quegli alberi antropomorfi tutt’uno con le creature umane. Non a caso Karoliena confessa: “mio padre era un grande albero”.

Appuntamento dunque a Verona il 5 novembre alle 20,30 per vedere il film. 

E con voi seguirò il Festival per tutta la sua durata.

(Annamaria Gallone)

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