Il Camerun saccheggiato dai minatori illegali

di Valentina Milani
miniera di rubini in mozambico

Di Céline Camoin

Oltre 2.000 minatori illegali cinesi stanno operando nella regione dell’Est, in Camerun. Lo ha rivelato il ministro ad interim delle Miniere, dell’Industria e dello Sviluppo Tecnologico (Minmidt), Fuh Calistus Gentry, che ha presieduto una riunione a questo scopo l’altro nei giorsni scorsi a Yaoundé.

L’incontro con gli operatori della filiera estrattiva semi-meccanizzata è stato esteso ai sindaci delle località interessate da questa attività, nelle regioni dell’Est e dell’Adamaoua. Si è appreso che il 2 settembre è scaduto l’ulteriore termine di 15 giorni concesso a questi operatori per regolarizzare la propria situazione amministrativa e presentare le proprie specifiche per progetti sociali a beneficio delle popolazioni che vivono nei pressi dei siti estrattivi.

Solo 31 fascicoli sono stati ricevuti in tempo dai servizi centrali del Minmidt e trasmessi al capo del dipartimento. Alcuni collaboratori del ministro, come il direttore delle miniere, segnalano che ci sono state archiviazioni dell’ultimo minuto, pur precisando che il totale delle pratiche registrate non supera i 60.

Actu Camerou ricorda che è dal maggio 2023, con l’obiettivo di rimettere ordine nella filiera, che Fuh Calistus Gentry ha invitato gli operatori nelle due regioni sopra menzionate, e in particolare in quella dell’Est, a regolarizzare i loro situazione entro 45 giorni. Secondo il Minmidt, solo nella regione orientale, più di 2.000 cittadini cinesi sono legati a varie attività di estrazione dell’oro, con autorizzazioni e specifiche discutibili che solo in rari casi riflettono l’entità della loro attività.

A questi vanno aggiunti i nazionali che operano anche nell’ombra. Fuh Calistus Gentry deplora una situazione critica che non può più prosperare. Il membro del governo incarica i suoi colleghi, in particolare i delegati regionali e dipartimentali, di chiudere tutte le aziende non soggette a procedura di regolarizzazione. Inoltre, dà tempo ai sindaci fino al 14 settembre per produrre rapporti di valutazione dei siti in funzione. I sindaci valuteranno anche i disciplinari per garantire che riflettano la dimensione dell’attività.

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