Gabon, “il vero obiettivo del golpe era l’opposizione”

di claudia

 “Ali Bongo è messo in pensione, gode di tutti i suoi diritti”. Questa frase del generale Brice Clotaire Oligui Nguema, capo del Comitato di transizione per il ripristino delle istituzioni (Ctri), alimenta una delle letture del colpo di Stato di ieri in Gabon, ovvero quella di un ‘golpe di palazzo’ che non ha nulla a che fare con il soprassalto dell’alternanza democratica e la fine di un regime decennale.

Dalla Costa d’Avorio, Aboubakar Bamba nel giornale Fraternité Matin pone così il riflettore su mantenimento di un sistema, nonostante l’estromissione di Bongo. “Certo, il colpo di stato destituisce Ali Bongo, ma mette in dubbio la vittoria – non confermata dal Consiglio elettorale gabonese (Cge) – dell’avversario Albert Ondo Ossa”. La nuova giunta al potere non dice che intende restituire all’opposizione la vittoria alle elezioni presidenziali.

A questa teoria si aggiunge il parere del politologo e commentatore camerunese Aristide Mono, che parla di un “malizioso ostacolo alla verità delle urne”, su Equinoxe Radio. Chi canta lodi per la caduta del sistema simil-monarchico dei Bongo, alla guida del Paese dal 1967, rischia di essere deluso.  “Coloro che hanno orchestrato il golpe sono i figli del sistema, e il vero obiettivo di questo colpo è il salvataggio del sistema di fronte alla pressione della contestazione elettorale che era in gestazione e che avrebbe potuto far crollare il sistema”, pensa Mono. Il golpe del 30 agosto sarebbe quindi – è una ipotesi – il cortocircuito importo all’opposizione che stava per ottenere la vera vittoria.

Nel frattempo si sono fatte sentire le prime condanne internazionali del golpe in Gabon avvenuto ieri. La Commissione dell’Unione africana (Ua) “condanna fermamente il tentativo di colpo di Stato”, denunciando “una flagrante violazione” dei principi dell’organizzazione continentale. Il suo presidente Moussa Faki Mahamat “invita l’esercito nazionale e le forze di sicurezza a rispettare rigorosamente la loro vocazione repubblicana, a garantire l’integrità fisica del Presidente della Repubblica (Ali Bongo Ondimba, ndr), dei membri della sua famiglia, così come di quelli del suo governo”.

Solo poche ore dopo l’intervento televisivo dei golpisti in mattinata, la Cina, importante partner economico del Gabon, ha lanciato un appello “ad agire nell’interesse fondamentale del popolo gabonese”. Il ministero degli Esteri cinese ha inoltre invitato “le parti interessate a risolvere pacificamente le loro divergenze attraverso il dialogo, nonché l’immediato ritorno all’ordine normale e a garantire la sicurezza personale di Ali Bongo”, descritto come “un vecchio amico del presidente Xi Jinping , durante una visita in Cina lo scorso aprile.

Josep Borrell, alto rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri, ritiene che il colpo di Stato possa aumentare ulteriormente l’instabilità in tutta la regione. Nel tardo pomeriggio gli Stati Uniti e il capo delle Nazioni Unite Antonio Guterres hanno condannato il colpo di Stato in corso in Gabon.

Condanna anche la Germania. Berlino sostiene inoltre che “vi sono critiche legittime alla trasparenza e alla legalità delle recenti elezioni”.

Mosca ha spiegato che segue la situazione in Gabon con “profonda preoccupazione” e spera in una stabilizzazione.

Anche in Francia ci sono molte reazioni, nella classe politica e all’interno del governo. Il Gabon e la famiglia Bongo sono da tempo il simbolo per eccellenza della “Françafrique”. Le autorità hanno appena condannato ancora una volta il colpo di Stato e chiesto il ritorno all’ordine costituzionale. Anche la Francia chiede “lo svolgimento di elezioni libere e trasparenti”. Tuttavia, Parigi ritiene anche che il risultato delle elezioni presidenziali che hanno proclamato vincitore Ali Bongo “non è stato né certificato né formalizzato”.

Il Commonwealth, al quale il Gabon ha aderito, ritiene che la situazione attuale in Gabon sia “profondamente preoccupante”. Ha inoltre chiesto il rispetto dello “Stato di diritto e dei principi della democrazia”. Ali Bongo è particolarmente legato a Londra, più che a Parigi.

L’appello del presidente destituito, circolato ieri pomeriggio, dalla sua residenza dove è assegnato, è stato fatto in un perfetto inglese. “Make noise”, fate rumore, ha chiesto ai suoi “amici”. 

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