Etiopia, Onu e Ong: “Situazione umanitaria disastrosa in Tigray”

di claudia
Tigray

Se entro due settimane non saranno ripristinati i servizi essenziali (accesso stradale, comunicazioni, servizi bancari), le Nazioni Unite e le organizzazioni non governative non saranno più in grado di offrire aiuti alle popolazioni del Tigray duramente provate dal conflitto civile. La denuncia arriva da un comunicato congiunto di Onu e Ong dopo un sopralluogo effettuato effettuato la scorsa settimana nella regione settentrionale dell’Etiopia.

L’obiettivo principale della visita era valutare l’aggravarsi della crisi umanitaria che si è manifestata con i combattimenti tra il Fronte di liberazione del popolo del Tigray (Tplf) e le forze governative etiope ed eritrea. Centinaia di migliaia di persone sono sfollate all’interno del Tigray e delle vicine regioni di Afar e Amhara, mentre oltre 60.000 hanno attraversato il confine con il Sudan. Tutti i voli nella regione sono stati sospesi e tutte le linee di comunicazione sono interrotte. Viaggiare via terra è estremamente difficile, denunciano gli operatori umanitari. A giugno, tre agenzie delle Nazioni Unite, il Fondo per l’infanzia (Unicef), l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) e il Programma alimentare mondiale (Pam) hanno lanciato un appello per un’azione urgente e senza ostacoli alle persone nella regione, affermando che “il rischio di carestia è imminente”. Il coordinatore umanitario globale della Lutheran World Federation (Lwf, una delle Ong impegnata a portare aiuti), Allan Calma, che ha preso parte alla visita, ha affermato che il team ha assistito in prima persona all’impatto devastante dei combattimenti in alcune città e villaggi. Molti fiumi sono contaminati ed è aumentato il rischio di colera e altre malattie.

“Abbiamo assistito a gravi danni a un ospedale locale e anche a una scuola in cui si erano rifugiati gli sfollati interni, ha detto. Secondo Calma, c’è un urgente bisogno di fornire cibo, forniture mediche e accesso all’acqua potabile alle persone più colpite dal conflitto, osservando che la stragrande maggioranza degli sfollati interni nella regione sono donne e bambini. Per fare questo, ha detto, occorre sgomberare le strade, ripristinare i servizi essenziali e garantire la protezione delle persone. “Normalmente la stagione della semina dovrebbe svolgersi da qui a settembre, ma se gli agricoltori non possono seminare, continueremo a vedere livelli crescenti di malnutrizione nei prossimi mesi”, ha aggiunto. Da quando è scoppiato il conflitto sono state anche diffuse segnalazioni di stupri e uccisioni di civili. Almeno 12 operatori umanitari sono morti nel Tigray da novembre.

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