Etiopia, i tigrini lanciano un ultimatum ad Abiy

di Enrico Casale
tigrini

Lo Stato regionale dei Tigrè, nel nord dell’Etiopia, non si conformerà alle direttive del governo federale dell’Etiopia a partire dal 5 ottobre, data in cui terminerà l’attuale mandato del parlamento e del Consiglio dei ministri presieduto dal premier Abiy Ahmed.

Lo ha dichiarato Asmelash Wolde Sellassie, un membro dell’esecutivo del Fronte di liberazione del popolo del Tigré (Tplf), il partito al governo nella regione che di recente ha voluto autonome elezioni regionali per l’autonomia e, in seguito al voto, domina il Consiglio regionale.

Per Sellassie, dopo il 5 ottobre il governo federale non avrà più il mandato per rimanere al potere e l’eventuale permanenza dell’esecutivo sarebbe “illegittimo” e “costituzionalmente illegale”. Per questo motivo, ha spiegato anche in un post pubblicato su Facebook dal Tplf, dopo questa data la regione non rispetterà più leggi, direttive e regolamenti emanati dal governo centrale di Addis Abeba e il Tplf richiamerà tutti i suoi rappresentanti.

Un altro membro esecutivo del Tplf, Getachew Reda, ha confermato al quotidiano Addis Standard che la dichiarazione di Asmelash rispetta la posizione dello Stato regionale del Tigrè. Il Consiglio regionale formato dopo il voto del 9 settembre ha nominato di recente come presidente regionale del Tplf Debretsion Gebremichael.

Nel giugno scorso il parlamento dell’Etiopia ha approvato la proroga di un anno del mandato di tutte le nomine elettive a livello federale e locale, incluse quelle governative, dopo il rinvio delle elezioni parlamentari – inizialmente previste il 29 agosto – a causa della pandemia di coronavirus. Secondo quanto riferisce la stampa etiope, la risoluzione è stata approvata dalla Camera della federazione, la camera alta dell’Assemblea parlamentare federale ha votato a favore di una risoluzione che estende i termini dei legislatori federali e regionali e il ramo esecutivo del governo per un periodo compreso tra i nove e i 12 mesi, periodo entro il quale dovranno essere convocate le elezioni. Il rinvio a data da destinarsi delle elezioni ha sollevato forti polemiche nel Paese, in particolare tra le forze minoritarie della coalizione di governo che accusano il premier Abiy Ahmed di forzare la mano sulla Costituzione federale. Fra queste, appunto, le autorità del Tigrè che hanno deciso di tenere ugualmente le elezioni regionali, stravinte dal Tplf.

Un passo avanti in tal senso è giunto alla fine di settembre, quando la Camera dei rappresentanti del popolo (la camera bassa del parlamento etiope) ha approvato a maggioranza la decisione di tenere le seste elezioni generali entro un anno anno, in aderenza alle misure restrittive imposte a causa dell’emergenza Covid-19. In vista delle elezioni, la Commissione elettorale dell’Etiopia (Nebe) ha intanto previsto che saranno circa 50 milioni gli elettori etiopi che avranno diritto di voto. Inoltre, secondo quanto si legge in un comunicato dell’organismo, saranno 50.900 i seggi elettorali predisposti in tutto il Paese, mentre un totale di 152.700 persone sono state nominate per registrare gli elettori e altre 254.900 sono quelle incaricate di amministrare il processo elettorale.

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