Etiopia, gli Usa chiedono ai propri cittadini di lasciare il Paese

di claudia

Gli Stati Uniti hanno esortato, ancora una volta, i propri cittadini a lasciare immediatamente l’Etiopia devastata dalla guerra, avvertendo che non è prevista alcuna evacuazione militare come quella effettuata nei mesi scorsi in Afghanistan. Da diversi giorni, l’ambasciata degli Stati Uniti chiede ai cittadini statunitensi di prendere voli commerciali per lasciare il Paese, dove c’è il rischio che gruppi ribelli possano marciare sulla capitale Addis Abeba. L’ambasciata offre prestiti a coloro che non sono in grado di acquistare un biglietto immediatamente.

“Lo stiamo facendo non perché siamo pessimisti sulle prospettive di pace, ma perché siamo pragmatici”, ha affermato il portavoce del Dipartimento di Stato, Ned Price che ha aggiunto di temere “una percezione errata” tra i civili “che ciò che abbiamo visto in Afghanistan è qualcosa che il governo degli Stati Uniti può intraprendere ovunque nel mondo”.

A metà agosto, quando i talebani hanno conquistato Kabul prima che le forze armate statunitensi completassero il ritiro dall’Afghanistan, Washington ha inviato migliaia di soldati all’aeroporto della capitale per improvvisare un’operazione di evacuazione senza precedenti. In poco più di due settimane, con l’aiuto dei suoi alleati, l’esercito americano ha allestito un ponte aereo e ha evacuato più di 123.000 persone – americani e altri stranieri, ma anche migliaia di afgani che temevano rappresaglie da parte dei nuovi governanti islamisti, soprattutto quelli che aveva lavorato con gli occidentali in passato. Tuttavia, il governo del presidente Joe Biden è stato criticato per non aver pianificato meglio l’operazione e per aver lasciato indietro alcuni americani dopo il ritiro delle forze straniere. Il Dipartimento di Stato ha annunciato un’indagine interna per determinare come avrebbe potuto prevedere e organizzare meglio un’evacuazione così grande.

“Quello che abbiamo fatto in Afghanistan è stato unico”, ha detto Price, ma ha osservato che “un ponte aereo militare di quasi 125.000 persone non è qualcosa che il governo degli Stati Uniti può replicare altrove”. “Non c’è motivo per gli americani di aspettare fino all’ultimo minuto”, ha concluso, per lasciare il Paese del Corno d’Africa con voli commerciali.

Gli Stati Uniti stanno cercando di mediare tra le parti in conflitto. In questi giorni è in Etiopia l’inviato statunitense nel Corno d’Africa, Jeffrey Feltman. La prossima settimana è previsto l’arrivo ad Addis Abeba del Segretario di Stato americano, Anthony Blinken. L’azione è svolta in coordinamento con quella in atto da parte dell’Unione africana che ha mandato in Etiopia, come proprio incaricato, l’ex presidente nigeriano Olesugun Obasanjo. Quest’ultimo ha incontrato non solo le autorità delle regioni Amhara, Afar e Tigray, ma anche i leader politici dei Paesi confinanti. Ieri, in una nota, si è detto “ottimista” e ha affermato di vedere vicina una soluzione negoziata del conflitto che vede contrapposte le forze armate etiopi alle milizie tigrine.

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