Eritrea | Espulso cardinale etiope

di Enrico Casale
Bérhaneyesus Demerew

Una delegazione cattolica etiopica di altissimo livello è stata fermata per 16 ore all’aeroporto di Asmara (in Eritrea) e poi rilasciata, ma costretta a rientrare ad Addis Abeba. Come reso noto dall’Agenzia Fides, il fatto è avvenuto sabato scorso, 22 febbraio, ma solo ieri la notizia è stata diffusa. La delegazione era formata dal cardinale Bérhaneyesus Demerew Souraphiel, arcieparca di Addis Abeba, mons. Musie Ghebregiorghis, eparca di Emdeber, e abba Teshome Fikre, segretario della Conferenza episcopale dell’Etiopia.

I tre esponenti della Chiesa etiope si stavano recando in Eritrea per partecipare al giubileo della Chiesa arcivescovile di Asmara, che celebra il suo 50° anniversario e la festa annuale della sua patrona, Kidane Mehret (Madonna dell’Aiuto). Tutti e tre avevano con sé il passaporto e un regolare visto di entrata. «Al loro arrivo allo scalo di Asmara – si legge in una nota del Segretariato cattolico dell’Etiopia, inviata a Fides – sono stati detenuti illegalmente per 16 ore senza motivazioni e poi sono stati costretti a rientrare in Etiopia. La loro unica colpa è di aver voluto celebrare, insieme ai confratelli eritrei, una festa religiosa».

Il fermo e il respingimento, prosegue la nota, sono «la dimostrazione plastica della labilità del cosiddetto processo di pace». «Non c’è pace violando i diritti e le libertà delle persone e delle religioni. Condanniamo il gesto commesso contro la delegazione etiope. Esprimiamo anche la nostra solidarietà alla Chiesa cattolica che è in Eritrea, che vive in un contesto molto complesso».

Nonostante le aperture legate al processo di pace tra Etiopia ed Eritrea, esistono ancora profonde diffidenze tra i due Paesi. Trent’anni di guerra di indipendenza, seguiti da una guerra fratricida che ha causato decine di migliaia di morti e un ventennio di tensioni, non sono stati ancora del tutto smaltiti. Il regime di Asmara, uno dei più duri del continente africano, dimostra ancora diffidenza e sospetto nei confronti delle personalità religiose e politiche provenienti dall’Etiopia.

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