Egitto – Parigi vende al Cairo le fregate che dovevano andare in Russia

di Enrico Casale
fregata mistral

C’è la perdurante crisi ucraina dietro all’ultima spesa militare dell’esercito egiziano, confermata questa mattina da un comunicato dell’Eliseo che parla di un accordo trovato tra la presidenza e il Cairo per la vendita di due fregate Mistral, navi in grado di alloggiare fino a 16 elicotteri e a mille soldati.
Una delle due Mistral vendute agli egiziani all’ancora al cantiere di Saint Nazaire
Una transazione che parte da lontano e che ha visto un cambio d’acquirente in corsa, perché le due navi erano state realizzate per la flotta russa, prima che i francesi decidessero di rescindere il contratto stipulato da Sarkozy. Una mossa, reazione all’impegno di Mosca sullo scenario ucraino, che è costata 950 milioni di euro. A Parigi assicurano tuttavia che non ci saranno perdite.
Le due Mistral non sono l’unica trattativa che gli egiziani hanno portato a termine con Parigi. A febbraio è stato stretto un accordo per l’acquisto di 24 jet Rafale, un’operazione che vale diversi miliardi e la prima occasione in cui i francesi sono riusciti a vendere all’estero gli aerei della Dassualt Aviation. Parte dello stesso contratto, da 5,2 miliardi di euro, anche una fregata Fremm.
I primi Rafale si sono già alzati in volo ad agosto, durante la cerimonia con cui la presidenza egiziana ha “tagliato il nastro” del nuovo Canale di Suez, allargato per permettere più facilmente il passaggio delle navi, in uno sforzo da cui le autorità sperano di ricavare un notevole incremento degli introiti, nonostante lo scetticismo di alcuni analisti.
Il presidente Hollande aveva assistito da ospite d’onore all’inaugurazione e secondo la stampa proprio in quell’occasione avrebbe discusso con Sisi della possibilità di vendere all’Egitto le due Mistral.
A dicembre dello scorso anno l’aviazione egiziana ha ricevuto dieci elicotteri Apache americani, consegnati dopo una parziale cancellazione dell’embargo sugli aiuti che gli Stati Uniti avevano imposto come reazione al colpo di Stato militare.
(23/09/2015 Fonte: Il Giornale)

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