Centrafrica, la Francia sospende i suoi sostegni

di Valentina Milani
militare francese in centrafrica

La Francia ha congelato i suoi aiuti al bilancio della Repubblica Centrafricana per l’anno 2021 e ha sospeso la sua cooperazione militare con Bangui. Parigi mantiene invece la sua assistenza umanitaria. Della decisione hanno parlato ieri in un incontro il ministro delle Finanze Henri-Marie Dondra e l’ambasciatore francese Jean-Marc Grosgurin. Secondo l’Afp che cita una nota del ministero francese delle Forze armate, il governo centrafricano è ritenuto “complice” di una campagna antifrancese guidata dai russi, gli alleati di Bangui per le questioni di sicurezza nazionale.

“In diverse occasioni, le autorità centrafricane hanno preso impegni che non hanno mantenuto, sia politicamente nei confronti dell’opposizione sia in merito al comportamento nei confronti della Francia, nel mirino di una massiccia campagna di disinformazione nella Repubblica centrafricana”, ha affermato Parigi.

Secondo il Quai D’Orsay, gli aiuti al bilancio francese, circa 10 milioni di euro, sono “sospesi fino a nuovo avviso”. Gli aiuti umanitari hanno invece un valore di circa 6 milioni di euro.

La stampa transalpina ricorda che alla fine di aprile, i cinque cooperanti francesi  presso il ministero della Difesa di Bangui sono stati richiamati a Parigi. L’addestramento militare fornito alle forze armate centrafricane dalle truppe di stanza in Gabon è stato interrotto, ha affermato il ministero, confermando le informazioni del sito di notizie Mediapart.

La Francia, ex potenza coloniale, continua tuttavia a contribuire con circa 100 soldati alla missione europea Eutm-Rca, per l’addestramento delle forze armate centrafricane. Una decina di militari francesi  partecipano alla missione di pace delle Nazioni Unite nella Repubblica Centrafricana (Minusca), che conta 12.000 caschi blu.

La Francia è intervenuta dal 2013 al 2016  con l’Operazione Sangaris per porre fine alle violenze dilagati a seguito della ribellione antigovernativa Seleka contro il regime di François Bozizé, rovesciato. Nel dicembre 2018 ha consegnato all’esercito centrafricano oltre 1.400 fucili d’assalto dopo aver ottenuto un’esenzione dall’embargo delle Nazioni Unite.

Pochi mesi prima, la Russia aveva fatto un ingresso notevole consegnando armi alle forze armate centrafricane all’inizio del 2018 e installandovi un importante contingente di “istruttori”, che secondo alcune fonti non sono altro che “mercenari”, una definizione che Mosca respinge.

Grazie all’appoggio concreto dei russi sul terreno le forze armate centrafricane hanno respinto una nuova ribellione coalizzatasi a dicembre per impedire la rielezione del presidente Ange-Faustin Touadera e in generale, lo svolgimento delle elezioni, obiettivo in parte raggiunto al primo turno elettorale. La situazione non è ancora completamente stabilizzata. Militari russi e alleati russi e ruandesi percorrono il territorio per scacciare via i ribelli, ma sono sorte più volte accuse di abusi, mentre i miliziani non hanno ancora abbandonato la lotta per il controllo di ampie fette del territorio e delle sue risorse.

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