Centrafrica, appello al dialogo e al disarmo

di claudia

Soddisfazione per i risultati e i contenuti delle riunioni svoltesi dal 27 al 29 settembre, a Roma, su invito della Comunità di Sant’Egidio, tra rappresentanti della classe politica, della società civile e delle comunità religiose del Centrafrica, è stata espressa da Mauro Garofalo, responsabile delle relazioni internazionali di Sant’Egidio, contattato da InfoAfrica.

“Si è creato un clima amichevole e si è parlato in maniera franca e diretta dei temi principali che dovranno riguardare il dialogo repubblicano da qui all’incontro di Bangui”, ha detto Garofalo precisando che si è trattato di un incontro di facilitazione e di un modo, da parte della Comunità, di “offrire un luogo neutro in cui si potessero sminare gli ostacoli al dialogo”.  Soddisfazione anche da parte di Bangui le cui reazioni sono state definite da Garofalo “ottimiste”.

La riunione, intitolata ‘Verso il Dialogo Repubblicano – per la pace e l’avvenire della Repubblica Centrafricana’, ha portato alla redazione di un documento che, intitolato ‘Dichiarazione di Roma’, è stato già sottoposto all’attenzione del governo centrafricano e del comitato esecutivo incaricato di organizzare il dialogo, si apprende da un comunicato di Sant’Egidio.

In relazione alla partecipazione al dialogo dei gruppi armati centrafricani da qualche mese ancora particolarmente attivi nel Paese, il responsabile delle relazioni internazionali ha spiegato che “si tratta di una decisione che deve prendere il presidente centrafricano Faustin-Archange Touadéra ma anche i presidenti della regione, quindi dei Paesi confinanti, e la comunità internazionale”. La questione è “naturalmente stata trattata” nella tre giorni di riunioni e “quello che è emerso è stato un appello unanime al disarmo”, precisa Garofalo.

Alcuni gruppi armati, che sono confluiti nella Coalizione di patrioti per il cambiamento (Cpc), hanno infatti minato il tanto anelato accordo di pace del 5 febbraio del 2019 quando, in prossimità delle elezioni presidenziali di fine dicembre, “si sono allontanati da quell’accordo per tentare un colpo di mano a gennaio, non riuscito”, spiega Garofalo aggiungendo che tale accordo rimane comunque “un quadro principale di dialogo con i gruppi armati per arrivare alla stabilizzazione nel Paese”.

L’accordo è infatti sostenuto dalle autorità centrafricane, dai Paesi della regione, dalle Nazioni Unite e da altri organismi internazionali, come ricorda l’esponente di Sant’Egidio secondo il quale alcuni gruppi avrebbero ora fatto un passo indietro e sembrerebbero interessati a rientrare nel memorandum ma – precisa – “questo è un altro lavoro ed è un lavoro di negoziazione diretta tra governo e gruppi armati”. Il dialogo annunciato dal presidente per i prossimi mesi è piuttosto un dialogo delle forze vive della nazione, partiti politici, società civile, sindacati e imprenditori che “vuole formare un’idea del Paese”, ha detto Mauro Garofalo.

In relazione all’impiego di mercenari russi della società privata russa Wagner per fronteggiare proprio i  gruppi armati ancora particolarmente attivi in alcune zone del Centrafrica, Garofalo ha detto che ci sono pareri discordanti, ricordando che lo stesso Touadera alle Nazioni Unite ha spiegato di aver attivato delle clausole di collaborazione militare con alcuni Paesi, non solo la Russia ma anche il Ruanda, per arginare l’influenza delle fazioni ribelli e per arginare il tentato colpo di Stato. “Molte o quasi tutti i principali centri del Paese sono stati liberati, ciò non toglie  che il livello di violenza rimane troppo alto e la popolazione, soprattutto nelle province, soffre ancora molto per gli scontri”, ha precisato.

Tornando ai contenuti dei dialoghi di Roma, Garofalo ha sottolineato come sia emerso che “i centrafricani di ogni provenienza, di ogni classe sociale, di ogni partito si debbano parlare. Perché se non si parlano con franchezza automaticamente il Paese sarà sempre preda di logiche esterne mentre è il momento di riappropriarsi della storia della propria nazione che ha vissuto tante difficoltà ma che sembra quantomeno instradata verso un cammino di riconciliazione.”

(Valentina Giulia Milani)

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