Camerun | L’anchorman Wazizi vittima della guerra

di Enrico Casale
Samuel Wazizi

In Camerun, le forze armate hanno ammesso che un giornalista, scomparso lo scorso agosto, è morto mentre era nelle mani di un reparto dell’esercito che lo aveva arrestato in una delle province anglofone dove è in corso una feroce guerra civile. Gli ufficiali hanno però negato che il reporter sia stato torturato.

La dichiarazione, letta alla radio nazionale, è il primo riconoscimento ufficiale e pubblico da parte delle autorità camerunesi della morte di Samuel Ebuwe Ajiekia, noto anche come Samuel Wazizi, molto noto nella regione sud-occidentale come anchorman radiofonico e televisivo.

Il responsabile del sindacato dei giornalisti del Camerun ha dichiarato all’agenzia Reuters di aver visto per l’ultima volta Wazizi nella prima settimana di agosto. Pochi giorni dopo, è stato arrestato dalla polizia ed è stato trasferito in custodia militare.

Nella dichiarazione, il portavoce delle forze armate, Cyrille Atonfack Nguemo, ha dichiarato che i militari hanno preso in custodia Wazizi il 7 agosto dopo che le indagini avevano rivelato che il giornalista stava coordinando la logistica per i combattenti separatisti. Il 13 agosto, secondo il portavoce, Wazizi è stato preso in custodia della gendarmeria nazionale (che, secondo la tradizione francofona, appartiene alle forze armate). Poco dopo, Wazizi si è ammalato ed è stato portato in ospedale a Yaoundé la capitale. Qui è morto il 17 agosto. «È morto per una grave sepsi (setticemia) e non per torture», ha detto Nguemo. Nguemo ha aggiunto che la famiglia di Wazizi è stata informata della sua morte. Ma il fratello di Wazizi, Henry Abuwe, ha negato.

Questo è solo l’ultimo episodio di un conflitto che sta lacerando il Paese. La scintilla che ha portato all’incendio si è accesa nel 2016. Nelle due regioni anglofone, gli insegnanti e gli avvocati organizzano scioperi e manifestazioni in strada. Protestano contro l’invio di giudici e insegnanti francofoni che, a loro dire, non avrebbero la preparazione adeguata per gestire i processi secondo la common law (il diritto consuetudinario di matrice britannica in vigore nelle due regioni) e non sarebbero in grado di seguire i programmi scolastici incentrati sulla lingua inglese. In un primo momento, il governo di Yaoundé si mostra disponibile a negoziare, ma poi il numero dei manifestanti aumenta progressivamente e le loro richieste si fanno più ambiziose, fino a invocare una maggiore autonomiaper le due regioni. Di fronte a queste richieste, già da tempo avanzate dai nazionalisti anglofoni, il governo reagisce. Nelle due regioni anglofone vengono inviati reparti delle forze armate e rinforzi delle forze dell’ordine. I militari e gli agenti usano la violenza e ricorrono agli arresti di massa. La situazione degenera rapidamente. Come spesso accade in queste situazioni, la violenza chiama violenza. In seno ai gruppi separatisti, nascono formazioni armate che non solo reagiscono duramente alla repressione, ma si spingono, nel settembre 2017, a chiedere la secessione dal Camerun delle regioni anglofone, e la nascita dello Stato indipendente di Ambazonia (da Ambas Bay, la regione a Ovest della baia del fiume Mungo).  Negli ultimi tre  anni la violenze hanno fatto circa 3.000 vittime e hanno costretto oltre 700mila persone a fuggire  dalle loro case. Gruppi di diritti hanno accusato sia le truppe governative sia i separatisti di atrocità.

(Enrico Casale)

 

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