Camerun | Domenica si vota

di Enrico Casale
elezioni in camerun

Il 9 febbraio, in Camerun si terranno le elezioni legislative e quelle municipali. Queste elezioni arrivano dopo che il presidente Paul Biya, al potere dal 1982, ha deciso di posticiparle due volte aggrappandosi ai problemi di sicurezza del Paese.

Secondo l’articolo 15 della Costituzione camerunense, il presidente può, in caso di «seria crisi» o «quando le circostanze lo legittimano», consultati il Consiglio costituzionale e le Camere, richiedere all’Assemblea Nazionale di estendere o accorciare il proprio mandato. La disposizione non pone limiti temporali al mandato dei deputati dell’Assemblea, ma esiste una legge che non permette che tale pratica possa essere ripetuta più di due volte consecutive.

Paul Biya ha sfruttato tutte le opportunità previste dalla Costituzione, avendo richiesto di rimandare le elezioni sia nel luglio 2018 sia nel luglio 2019 – fissando la data di scadenza del mandato dei componenti dell’Assemblea al 29 febbraio di quest’anno – ma, senza violare la legge, ha fissato le lezioni per domenica prossima.

Gli elettori dovranno rinnovare un parlamento dominato dai sostenitori di Biya. In Senato, eletto nel 2018, siedono 63 rappresentanti del partito di governo, il Rassemblement Démocratique du Peuple Camerounais, mentre il maggior partito di opposizione, il Front Sociale Démocrate, è riuscito a far eleggere soltanto 18 senatori. Anche nell’Assemblea uscente, eletta nel 2013, il Front Sociale Démocrate ha 18 rappresentanti, mentre sono 148 i deputati del partito del presidente.

Il Paese è composto da dieci regioni, suddivise in dipartimenti a loro volta strutturati in sottodivisioni, per un totale di 360 consigli di governo locale. Secondo la Costituzione, i consigli regionali e locali hanno autonomia finanziaria e amministrativa. La maggior parte di questi sono a oggi controllati dal Rdpc, da solo o con altri gruppi politici che sono riusciti ad avere successo in aree geograficamente limitate.

Qusta tornata elettorale si svolge inoltre in un clima di insicurezza. Il Camerun è infatti teatro di uno scontro, continuato e a tratti violento, tra il governo centrale francofono e le regioni occidentali anglofone.  A partire dal 2016 le proteste della minoranza anglofona si sono intensificate, per esplodere l’anno successivo. Attraverso manifestazioni e scioperi, gli abitanti delle regioni occidentali chiedevano il rilascio dei detenuti politici, le dimissioni del presidente Paul Biya e il passaggio a un sistema federale, minacciando la secessione nel caso in cui le loro richieste non fossero state accettate. Il 1 ottobre 2017, infatti, le frange più estreme hanno dichiarato l’indipendenza simbolica dell’Ambazonia. A queste spinte secessioniste, si sono unite le incursioni di Boko Haram nella regione settentrionale, al confine con la Nigeria rendendo instabile anche quella zona.

 

 

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