Animali da circo, di Luca Favarin

di AFRICA

Poco più che quarantenne, don Luca è stato prete di strada, un frequentatore forte dell’Africa, e oggi con la sua onlus “Percorso vita” si dedica all’accoglienza dei migranti – nove strutture a Padova. Il suo approccio vuol essere decisamente il meno paternalistico possibile. Gli “animali” del titolo sono, come esplica il sottotitolo, I migranti obbedienti che vorremmo. E invece no. I migranti sono persone, e basta, da non maltrattare né addomesticare. Mentre a noi piacerebbe avere «gente che compare per soddisfare i nostri interessi e poi se ne torna in gabbia, dietro le quinte, in modo da non disturbare»…

Persone, invece, «semplicemente». Ed è curioso come, per il suo libro, l’autore scelga di non nominarne nemmeno una. E nemmeno un luogo. Stranamente, riesce in questo modo a offrire spessore umano a qualsiasi immigrato, soprattutto africano. «Velando l’identità precisa di ogni persona, paradossalmente, se n’è voluta esaltare l’individualità». Perché il libro è una continua andata e ritorno tra gli africani in Italia e quelli in Africa, con una grande ricchezza di aneddoti, di impressioni, di microstorie, di considerazioni. Uno sguardo solidale e, sempre, parole chiare, taglienti quanto e quando serve. Chi già è conoscitore di “cose africane” ritroverà molti aspetti noti, chi non lo è troverà un approccio non turistico e nemmeno da “buon volontario” che fa cose belle. Nessuno potrà sottrarsi alla passione – soprattutto – di un uomo “a zonzo” per il continente, sempre avido di cogliere l’umanità intensa che a ogni passo gli si proietta sotto gli occhi. E tirandone riflessioni spesso poco edificanti per noi, vecchi e stanchi europei.

San Paolo, 2018, pp. 267, 18,00

(Pier Maria Mazzola)

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