Algeria: Radio M e Maghreb Emergent, “il regime vuole farci tacere”

di claudia

I dipendenti dei media privati algerini Radio M e Maghreb Emergent alzano la voce contro il governo algerino, accusato di voler mettere a tacere i media indipendenti.

“Da diversi mesi assistiamo sui social network a una scandalosa proliferazione di pubblicazioni tendenziose o apertamente diffamatorie contro Maghreb Émergent, Radio M. e il direttore della redazione di Interface Médias, Ihsane El Kadi, arrestato il 24 dicembre 2022. Ci definiscono antinazionalisti, addirittura ‘atlantisti’ dichiarati (…) solo un ‘nido di spie’ al servizio delle potenze straniere nemiche”, si legge in un comunicato formato dallo staff dei due media.

“Ricordiamo che a differenza di tante pseudo-aziende, indebitamente nutrite di pubblicità pubblica, Interface Médias non ha mai ricevuto, in vent’anni di esistenza, un solo centesimo dall’Anep (agenzia naziona e edizione e pubblicità) né alcun aiuto pubblico di alcun genere. Se è riuscita a sopravvivere a vessazioni politiche e rappresaglie economiche, è grazie alla sua divisione servizi, alla fiducia nella sua missione di azienda indipendente e all’altruismo del suo personale, oggi ingiustamente licenziato. E contrariamente agli pseudo-media che si accontentano di plagiare dispacci di agenzie, Maghreb Émergent e Radio M. si sono affermate nel panorama mediatico con contenuti originali e indipendenti, tanto che il governo, che non tollera più alcuna critica, ha deciso di farli tacere”, deplorano i giornalisti e collaboratori.

Gli autori del comunicato informano “gli autori di queste pubblicazioni diffamatorie che non resteremo a guardare di fronte a questi attacchi al nostro onore e che li consideriamo come altrettante minacce alla nostra integrità fisica. Ci riserviamo il diritto di citare in giudizio in Algeria e, se necessario, all’estero, chiunque pubblichi o condivida sui social network o altri media commenti diffamatori su di noi”.

Il direttore Ihsane El Kadi dovrebbe essere comparso ieri davanti al giudice, per accuse legale a un presunto finanziamento dall’estero, ricezione di fondi e benefici da organizzazioni e individui nazionali ed esteri con l’intento di commettere atti suscettibili di minare la sicurezza e la stabilità dello Stato, l’unità nazionale e l’integrità territoriale e pubblicazione di contenuti suscettibili di nuocere alla interesse nazionale e raccolta di liberalità senza autorizzazione.

Si tratta del quarto processo contro questo giornalista negli ultimi due anni. I suoi avvocati chiedono la sua liberazione.

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