Africa orientale, la Banca mondiale investe 600 milioni in infrastrutture

di Enrico Casale
ferrovia tanzaniana

Un piano di investimenti infrastrutturali di 660 milioni di dollari in Africa orientale. È quanto sta progettando la Banca mondiale per migliorare i collegamenti di merci e persone tra Tanzania, Burundi, Zambia e Rd Congo. I finanziamenti verranno utilizzati per migliorare la linea ferroviaria tra Dar es Salaam, la capitale commerciale della Tanzania, e il Lago Tanganica e, poi, per potenziare i porti che si affacciano sullo stesso lago in Rd Congo, Burundi e Zambia (questi ultimi due Paesi senza sbocco al mare).

Ogni anno, il porto di Dar es Salaam riceve tre milioni di tonnellate di merci che devono poi essere trasportate nei Paesi confinanti. Finora gli ostacoli infrastrutturali hanno impedito una veloce distribuzione. Le barriere non tariffarie hanno sempre rappresentato una sfida importante per la Comunità dell’Africa orientale sulla strada di una circolazione delle merci e delle persone più agevole. Basti pensare che l’80% delle importazioni del Burundi arriva attraverso il corridoio centrale di Dar es Salaam.

Il potenziamento della linea ferroviaria dovrebbe migliorare i collegamenti tra il porto di Dar es Salaam e Kigoma. Da qui, le merci potranno poi essere imbarcate e portate su navi da trasporto a Bujumbura, Kalemi e Uvira. Si stima che questo piano permetterà di ridurre del 40% il costo del trasporto di merci dal porto di Dar es Salaam. Migliorando i collegamenti, sarà possibile anche aumentare la quantità di merce trasportata e favorire così lo sviluppo delle regioni vicine ai porti. A beneficiarne saranno un po’ tutte le province che si affacciano sul lago Tanganica che sono abitate da circa 50 milioni di persone .

Questo progetto dovrebbe collegarsi ad altri in atto. Come, per esempio, la linea ferroviaria keniana da Mombasa a Nairobi che è stata recentemente ultimata, ma che in futuro verrà prolungata verso Uganda, Ruanda e Burundi. I finanziamenti della Banca mondiale dovrebbero unirsi ai 10 miliardi che i Paesi dell’area investiranno in infrastrutture. Senza di esse, ogni piano di sviluppo è destinato a fallire.

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