Gabon, Jean Ping lancia il guanto di sfida ad Ali Bongo

di Enrico Casale
jean ping

jean pingIn Gabon si avvicina la fine della dinastia Bongo al potere? È presto per dirlo, ma la sfida a Ali Bongo è stata lanciata e, questa volta, lo sfidante ha buone possibilità di vincere. Jean Ping, ex presidente della Commissione dell’Unione africana ha infatti annunciato che si candiderà alle elezioni presidenziali che si terranno in agosto. Il suo obiettivo dichiarato: porre fine al dominio assoluto dei Bongo che governano da 50 anni il Paese (prima il padre Omar, in carica dal 1967 al 2009, e poi il figlio Ali, dal 2009 a oggi).

In un’intervista all’agenzia di stampa Reuters, rilanciata dall’emittente sudafricana Sabc, Ping ha annunciato che, se vincerà le elezioni, ripristinerà la Costituzione del 1991, che prevedeva un mandato presidenziale di cinque anni (contro i sette attuali) e un limite di due mandati per il capo dello Stato. Ping ha inoltre annunciato che è sua intenzione aumentare gli investimenti in sanità, istruzione e nelle infrastrutture.

Secondo alcuni sondaggi, Omar Bongo è ancora il favorito alle urne, ma gli analisti dicono che Ping, da sempre critico nei confronti del leader Ali Bongo, potrebbe essere in grado di scalzare al potere il capo dello Stato. L’ex Presidente della Commissione Ua potrà infatti fare leva sul calo dei prezzi del petrolio (il Gabon è uno dei maggiori produttori africani di idrocarburi) e sul risentimento di una ampia fascia della popolazione esclusa dalla rete clientelare creata dai Bongo grazie proprio ai proventi del petrolio.

«Mi impegno a difendere i diritti del Gabon e andrò in fondo fino alla vittoria», ha dichiarato Ping in un incontro con i suoi sostenitori che si è tenuto questo fine settimana. Il politico, che ha 73 anni, ha di recente accusato lo staff di Ali Bongo di aver organizzato un anno fa una manifestazione nel corso della quale alcuni giovani hanno lanciato pietre contro la sua casa. Il governo ha negato a più riprese e ha citato in giudizio Ping che è stato condannato per diffamazione e costretto a pagare una multa di un milione di dollari.

La partita è appena aperta e non si escludono altri colpi bassi.

Condividi

Altre letture correlate:

Lascia un commento

Accetto la Privacy Policy

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.