Zimbabwe, le mancate dimissioni e le trattive per la buonuscita

di Enrico Casale
Zimbabwe, proteste anti Mugabe

La procedura di impeachment procede. Robert Mugabe ha tempo fino alle 12 di oggi per rassegnare le dimissioni. Altrimenti verrà mandato via a forza dal suo partito (Zanu-Pf) e, soprattutto, dalle forze armate. Si sperava che ieri sera, nel programmato discorso in televisione, il Vecchio Elefante, come viene chiamato dai suoi concittadini, annunciasse il suo ritiro. Ma lui non ha speso parole su una sua uscita.

Sembrava di rivivere i giorni intensi della caduta di Yaya Jammeh in Gambia, all’inizio di quest’anno. In realtà, sia, allora, Jammeh, sia, oggi, Mugabe, sapevano e sanno che il loro tempo è scaduto. Persa la presa del potere, però, il gioco non è finito. C’è un periodo, più o meno lungo, nel quale i vecchi dittatori devono trattare la buonuscita. Mugabe (o il suo entourage), come allora Jammeh, molto probabilmente sta chiedendo garanzie economiche, ma soprattutto immunità per tutti i reati che ha commesso nel lungo periodo al potere. Lo chiede per lui, ma anche per i suoi soldali e, in particolare per sua moglie Grace. Erede designata, la consorte si era fatta spazio con forza nelle fila del partito di potere. Aveva pestato i piedi a molti che ora potrebbero chiederle un conto salato. Per questo motivo si stanno tenendo le trattative. Per questo motivo non ci sono state le dimissioni.

Una volta uscito di scena Mugabe, probabilmente arriverà al potere Emmerson Dambudziko Garwe Mnangagwa, l’ex vicepresidente, estromesso da Mugabe proprio per far posto alla moglie. Cambierà qualcosa in Zimbabwe? Probabilmente no, almeno nell’immediato. Mnangagwa era un fedelissimo di Mugabe. Era l’uomo che trattatava le pratiche sporche per il presidente. Ha condiviso con il Vecchio Elefante lunghissimi anni di potere e di metodi, anche violenti, per gestire la cosa pubblica. Non ci sarà una rivoluzione. L’unica novità potrebbe arrivare da un governo di transizione nel quale entrasse Morgan Tsvangirai, il leader dell’Mdc, il principale partito di opposizione. Ma un esecutivo di questo tipo riuscirà a spostare qualche equilibrio? Difficile dirlo.

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