Voto all’Onu, sei Paesi rischiano di perderlo

di Enrico Casale
Onu

Undici Stati perderanno il diritto di voto alle Nazioni Unite se non salderanno gli arretrati delle quote che ogni Paese deve versare per far parte dell’organizzazione internazionale. Tra questi undici sei sono africani: Comore, Congo, Guinea, Sao Tomé e Príncipe, Somalia, Sudan.

di Enrico Casale

Una nota firmata da Antonio Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite, comunica che «al momento sono in arretrato undici Stati membri». Ciò significa che, in base all’articolo 19 dello Statuto delle Nazioni Unite, «un membro delle Nazioni Unite che sia in arretrato nel pagamento dei suoi contributi finanziari all’organizzazione non ha voto nell’Assemblea generale se l’ammontare dei suoi arretrati eguagli o superi l’ammontare dei contributi da lui dovuti per i due anni interi precedenti».

Già lo scorso anno, le Nazioni Unite avevano minacciato di escludere dal voto una decina di Paesi. Allora l’elenco includeva Repubblica Centrafricana, Niger, Sud Sudan, Zimbabwe e, come quest’anno, Congo e Somalia. Tuttavia, secondo le norme dell’Onu, l’Assemblea Generale può permettere di votare a un Paese in arretrato se «riconosca che la mancanza del pagamento è dovuta a circostanze indipendenti dalla sua volontà». In tal modo, Comore, São Tomé e Príncipe e Somalia rimangono autorizzati a votare prima della fine dell’attuale sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Un po’ quanto avvenuto all’Iran. L’anno scorso Teheran, che aveva perso il suo voto per le quote non versate, aveva detto che non poteva pagare nemmeno l’importo minimo a causa delle sanzioni economiche statunitensi. Dopo mesi di negoziati, all’Iran è stata poi concessa un’esenzione – gli è stato permesso di accedere al denaro bloccato dal Tesoro americano – e ha ottenuto il voto a giugno in tempo per l’elezione dei nuovi membri del Consiglio di sicurezza.

Nella lettera Guterres ha precisato l’importo minimo che ciascuno deve pagare per recuperare il proprio voto. Per l’Iran, ad esempio, sono poco più di 18 milioni di dollari, il Venezuela 40 milioni di dollari, mentre il Sudan ha bisogno di quasi 300.000 dollari e la Somalia e gli altri Paesi africani dovrebbero pagare meno di 100.000 dollari. Una cifra elevata per un singolo cittadino, non per un Paese, anche se in condizioni difficili. La Somalia, per esempio, pur avendo una amministrazione statale male organizzata e vivendo una fase di forte instabilità politica avrebbe le risorse per pagare gli arretrati. E sarebbe nel suo interesse farlo considerato che le Nazioni Unite sono tra i massimi donatori di Mogadiscio e tra i massimi sostenitori del processo elettorale in corso.

Il budget operativo delle Nazioni Unite approvato a dicembre è di circa 3 miliardi di dollari. Il suo budget per le operazioni di mantenimento della pace, che è separato ed è stato approvato a giugno, è di circa 6,5 ​​miliardi di dollari.

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