Uganda: basta processi contro i civili alla Corte marziale, si accende la speranza per Besigye

di claudia
Kizza Besigye

La Corte suprema dell’Uganda ha dichiarato incostituzionali i processi penali nei tribunali militari ad imputati civili, spiegando che la Corte marziale generale (Cgm) non ha giurisdizione per processare i civili per reati previsti dal Codice penale e dalle altre leggi ugandesi.

Nella sua sentenza di sabato, la Corte suprema spiega che in particolare due sezioni della legge ugandese che sottopone i civili alla giustizia militare sono incostituzionali perché i tribunali militari non sono né indipendenti né imparziali, né hanno la formazione giuridica adeguata a giudicare un civile.

La sentenza nasce da una petizione presentata nel 2021 in contestazione con il People defence forces act (Updf, la legge ugandese che disciplina la giustizia militare per i civili).

“Mi dispiace sentire della decisione sbagliata della Corte Suprema” ha detto il presidente ugandese Yoweri Museveni, citato dai media locali, commentando la sentenza: “Non abbandoneremo questo strumento” ha ribadito, aggiungendo che l’Uganda non è “governata dai giudici” e che parti della magistratura sono eterodirette dall’estero.

La Law society of Uganda ha invece accolto con favore la decisione della Corte suprema: in una nota ufficiale parla di “passo avanti” verso la fine dell’uso dei tribunali militari per intimidire i civili e gli oppositori e mettere a tacere il dissenso.

Si apre ora un nuovo capitolo nel caso dell’oppositore ugandese Kizza Besigye (nella foto), rapito a Nairobi, in Kenya, dai servizi ugandesi con la complicità della polizia keniana a settembre 2024 e ricomparso pochi giorni dopo in manette presso la Corte marziale di Kampala, dove è detenuto in isolamento: “Besigye dovrebbe essere rilasciato perché è stato posto in custodia cautelare e non può rimanere in prigione oltre quel periodo. Attendiamo con ansia la sua liberazione. In alternativa, il caso può essere trasferito a un tribunale ordinario” ha detto a Rfi uno dei suoi legali, George Musisi.

Besigye è accusato, insieme al suo assistente, di possesso illegale di armi e tradimento per crimini presumibilmente commessi all’estero. La sua difesa ha denunciato le modalità illegali di arresto e l’influenza dell’esecutivo sul Tribunale militare, sempre contestandone la giurisdizione sul caso. 

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