Tunisia: scontro Saied-parlamento, appello a magistratura e reazioni

di Valentina Milani

Di Céline Camoin e Andrea Spinelli Barrile

Il presidente tunisino Kais Saied si è appellato alla magistratura del Paese chiedendo di “fare giustizia” per il “tentato colpo di Stato” rappresentato dalla sessione parlamentare convocata in semi-clandestinità dalla Presidenza dell’Assemblea nazionale mercoledì scorso, al termine della quale i parlamentari tunisini hanno anche votato a maggioranza una legge che annulla le misure di emergenza imposte dallo stesso Saied a partire dal 25 luglio scorso.

Lo riporta un comunicato stampa presidenziale spiegando che giovedì sera si è tenuto un incontro, alla presidenza tunisina, tra Saied e il capo del governo Najla Bouden, accompagnata dai ministri della Giustizia Leila Jaffal, della Difesa Imed Memmiche e degli Interni Taoufik Charfeddine, incontro che “si è concentrato sul fatto che la magistratura, in questa delicata fase della storia tunisina, deve essere presente per fornire giustizia in modo equo”.

Secondo Saied, la seduta parlamentare di mercoledì scorso “è un fallito tentativo di colpo di stato, una cospirazione contro la sicurezza interna ed esterna dello Stato e un disperato tentativo di minare l’unità e l’indipendenza” della Tunisia. Il Parlamento, sospeso per decreto presidenziale, ha deciso di forzare la mano e riunirsi nonostante il monito dello stesso Saied, che ha reagito alla sessione e al voto sciogliendolo ufficialmente “al fine di preservare lo Stato e le sue istituzioni”, ritenendo che la riunione del Parlamento e quello che ne è venuto fuori è stato un “tentativo di colpo di stato fallito”.

La mossa di Saied ha scatenato un susseguirsi di reazioni. Il partito politico tunisino Ennahda, maggioritario nel Parlamento uscente, ha da parte sua espresso il suo rigetto della decisione del presidente di sciogliere l’Assemblea, affermando che tale provvedimento rappresenta un “nuovo passo verso lo smantellamento dello Stato e delle sue istituzioni” e una “nuova violazione la Costituzione”. Lo si apprende da una dichiarazione di Ennahda.

Il partito presieduto da Rached Ghannouchi ha attribuito a Saied “la responsabilità del deterioramento della situazione economica e sociale”, invitandolo ad “astenersi da ogni strumentalizzazione o coinvolgimento delle istituzioni statali nella liquidazione dei conti politici”. Ennahda afferma anche che la plenaria online tenutasi mercoledì e che ha riunito 121 deputati su un totale di 217 sia “lecita e legittima”.

Le Nazioni Unite si sono espresse sulla vicenda affermando di aver “preso atto con preoccupazione della decisione di sciogliere il Parlamento” in Tunisia, ha detto il portavoce Stephane Dujarric in risposta a una domanda durante la conferenza stampa quotidiana dalla sede permanente di New York. Le Nazioni Unite hanno quindi esortato i tunisini a evitare qualsiasi azione che possa portare a un’ulteriore escalation delle tensioni politiche, all’indomani della decisione del presidente tunisino Kais Saied di sciogliere il parlamento, dopo diversi mesi di sospensione dei suoi lavori.

Anche gli Stati Uniti si sono detti “profondamente preoccupati” dalla decisione del presidente tunisino Kaies Saied di “sciogliere unilateralmente il Parlamento” e dalle notizie secondo cui le autorità tunisine stanno valutando misure legali contro membri del Parlamento. Lo si legge in una dichiarazione di Ned Price, portavoce del Dipartimento di Stato, disponibile sul sito dell’ambasciata statunitense a Tunisi.

“Abbiamo costantemente comunicato ai funzionari tunisini che qualsiasi processo di riforma politica dovrebbe essere trasparente, inclusivo e intrapreso in coordinamento con una serie di partiti politici, sindacati e società civile”, ha detto Price. “Un rapido ritorno alla governance costituzionale, compreso un parlamento eletto, è fondamentale per la democrazia e garantirà un sostegno diffuso e duraturo per le riforme necessarie per aiutare la ripresa dell’economia tunisina”.

Kais Saied aveva annunciato lo scorso 25 luglio il congelamento dei poteri del parlamento, la revoca dell’immunità parlamentare e la destituzione dell’allora capo del governo, Hichem Mechichi. Il provvedimento aveva seguito mesi di braccio di ferro tra presidente e primo ministro e dopo proteste contro il partito di maggioranza Ennahda e i fallimenti del governo nella gestione del coronavirus. Saied ha fatto della lotta alla corruzione e al malgoverno il suo leitmotiv. Ha emanato all’inizio di quest’anno un decreto che scioglie il Consiglio superiore della magistratura, organo preposto a garantire il corretto svolgimento della giustizia e l’indipendenza della magistratura, e nomina la maggior parte delle cariche giudiziarie nel Paese. L’Alto Commissario per i diritti umani, Michelle Bachelet, avvertì all’epoca che lo scioglimento del Csm avrebbe gravemente compromesso lo stato di diritto, la separazione dei poteri e l’indipendenza della magistratura in Tunisia. Saied intende inoltre modificare la Costituzione e convocare elezioni a fine anno.

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