Tunisia: prorogato lo sciopero dei magistrati, contro Saied anche dieci ong

di claudia
il presidente Kais Saied

I giudici tunisini hanno deciso di estendere il loro sciopero, che ha preso il via il 6 giugno, a tutti i tribunali a partire da oggi, lunedì 13 giugno. Il coordinamento delle strutture giudiziarie ha spiegato che alcune attività come le autorizzazioni alla sepoltura e casi di terrorismo estremamente urgenti continueranno ad essere trattati. La decisione di prorogare questo sciopero intende essere un segno di protesta contro il decreto presidenziale n. 516 del 2022 che ha revocato 57 giudici in carica. 

Una decina di organizzazioni internazionali hanno alzato la voce contro i provvedimenti del presidente tunisino Kais Saied. “Il presidente tunisino Kais Saied ha gravemente minato l’indipendenza della magistratura il 1 giugno 2022, emettendo un decreto in cui si arrogava il potere assoluto di licenziare sommariamente i magistrati e licenziando immediatamente 57 giudici”, denunciano Access Now, Amnesty International, Avvocati senza frontiere, Euro Med Rights, Federazione Internazionale per i Diritti Umani, Commissione Internazionale dei Giuristi, International Alert, Human Rights Watch, Organizzazione Mondiale contro la Tortura e Reporter senza frontiere. “Questa mossa del presidente è un attacco diretto allo stato di diritto. Dovrebbe immediatamente abolire questo decreto e reintegrare i giudici che gli ha permesso di destituire”, affermano i firmatari.

“Attraverso questo decreto, il presidente Saied ha rimosso ciò che restava dell’autonomia del sistema giudiziario in Tunisia, ha detto Salsabil Chellali, direttore dell’ufficio di Tunisi per Human Rights Watch. “I giudici dovrebbero essere soggetti a regole disciplinari eque, imparziali e appellabili, non ai capricci dell’esecutivo”.

Il decreto-legge 2022-35 conferisce al presidente la facoltà di revocare giudici e pubblici ministeri, sulla base di segnalazioni presentate da non identificate “autorità competenti” che rappresentano una minaccia per la “pubblica sicurezza” o per “i superiori interessi del Paese”, e per atti idonei a “compromettere la reputazione della magistratura, la sua indipendenza o il suo buon funzionamento”. Inoltre, il presidente ha adottato le decisioni di revoca dei magistrati, assunte ai sensi del presente decreto, non soggette a ricorso immediato. Il decreto legge 2022-35 prevede che il procedimento penale sia avviato automaticamente contro i magistrati licenziati in base alle sue disposizioni. I giudici licenziati possono appellarsi contro la decisione solo dopo che i tribunali hanno emesso una sentenza penale definitiva sui loro casi penali.

L’avvio automatico di un procedimento penale contro i giudici per questi motivi equivale a confusione tra procedimenti amministrativi e penali. Il decreto-legge si discosta così arbitrariamente dalla consueta procedura penale tunisina e viola il principio di uguaglianza davanti alla legge e di pari tutela prevista dalla legge, dicono le organizzazioni.

Il decreto legge inoltre – denunciano – non rispetta il principio di legalità, che è un principio generale essenziale del diritto e del diritto internazionale. Questo perché i motivi per i quali un magistrato può essere perseguito penalmente sono individuati in termini generici e vaghi, rendendo impossibile per un giudice particolare sapere quale condotta da parte sua costituirebbe un reato e consentendo all’esecutivo di agire arbitrariamente.

In un video diffuso il 1 giugno, il presidente Saied ha annunciato il licenziamento dei giudici, sollevando accuse contro tra cui l’ostruzione alle indagini su casi di terrorismo, corruzione finanziaria, “corruzione morale”, adulterio e partecipazione a “feste alcoliche”. I nomi dei 57 giudici destituiti sono stati pubblicati il ​​1 giugno sulla Gazzetta ufficiale tunisina.

“Il decreto legge è l’ultima mossa del presidente Saied per concentrare nelle sue mani tutto il potere. Dal 25 luglio 2021 ha sospeso gran parte della costituzione tunisina, sciolto il parlamento e si è concesso il potere di governare per decreto. Ha anche smantellato alcune istituzioni nazionali, tra cui una commissione elettorale indipendente e il Consiglio superiore della magistratura, che era stato creato proprio come presidio contro l’eccessivo interventismo degli organi di governo”, denuncia il comunicato congiunto.

Il 12 febbraio 2022 Saied ha emanato il decreto 2022-11, con il quale ha sciolto il Consiglio superiore della magistratura, organo di magistrati ed esperti legali, finanziari, tributari e contabili, che era stato costituito dopo il 2011. Saied ha sostituito tale consiglio con un organo provvisorio parzialmente nominato dal presidente e si è concesso, con lo stesso decreto-legge, il potere di intervenire nella nomina, nell’evoluzione della carriera e nella revoca dei magistrati.

Il presidente Saied vuole sostituire la costituzione tunisina, adottata dall’Assemblea nazionale costituente nel 2014. Il 25 maggio 2022 ha emesso un decreto che prevede lo svolgimento di un referendum sulla nuova costituzione il 25 luglio. 

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