Tunisia: antidoping nel nuoto, sanzioni e arresti ai vertici

di claudia

L’ex presidente della Federazione tunisina di nuoto e l’ex direttore generale dell’Agenzia Nazionale per la lotta al doping sono oggetti di un mandato d’arresto emesso dal tribunale di Ben Arous, nell’ambito del cosiddetto caso della “bandiera tunisina” avvenuto a una recente gara presso la piscina olimpionica di Rades.

Il pubblico ministero del tribunale di primo grado di Ben Arous aveva autorizzato l’apertura di un’indagine contro nove imputati, con l’accusa di costituirsi in associazione con lo scopo di cospirare contro la sicurezza interna dello Stato, cospirazione contro la sicurezza dello Stato, costituzione di un’associazione finalizzata ad attentare contro beni e persone e ad attentare alla bandiera tunisina.

Durante il Tunisian Open Master, competizione che riunisce una ventina di Paesi, organizzata dalla Federazione tunisina di nuoto, la bandiera nazionale è stata nascosta sotto un telo rosso, per rispettare le sanzioni della Agenzia mondiale antidoping. All’inizio di maggio, l’Agenzia mondiale antidoping ha annunciato sanzioni contro la Tunisia per il mancato rispetto del codice mondiale antidoping, vietandole di ospitare campionati regionali, continentali o mondiali.

In un comunicato stampa, l’agenzia ha spiegato che questa decisione “con effetto immediato” deriva “dall’incapacità [del Paese] di attuare pienamente la versione 2021 del codice mondiale antidoping all’interno del proprio ordinamento giuridico”. Aveva concesso a Tunisi quattro mesi, a partire da novembre 2023, per adottare “un certo numero di modifiche ai testi legislativi e regolamentari”, ma all’inizio di aprile stimava che la situazione non fosse ancora risolta.

Al Paese è stato inoltre vietato di issare la propria bandiera ai Giochi Olimpici e Paralimpici che si terranno quest’estate a Parigi, fino alla sua reintegrazione da parte dell’agenzia antidoping.

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