E il Sahara occidentale? Quale destino avranno ora le sue rivendicazioni dopo la riammissione del Marocco nell’Unione africana? Sono in molti a porsi questa domanda. Nel 1984 Rabat aveva lasciato polemicamente l’allora Organizzazione per l’Unità Africana proprio perché l’Oua aveva riconosciuto l’esistenza del Sahara occidentale come entità statuale in cerca di una propria autonomia. L’Unione africana ha poi sempre confermato questa posizione, sostenendo l’autonomia della Repubblica democratica araba sahrawi (Rads) occupata negli anni Settanta dal Marocco.
Adesso la situazione si fa più delicata. Il Parlamento di Rabat ha ratificato l’Atto costitutivo dell’Unione africana. E questa ratifica è stata riconosciuta come un fatto positivo anche dal Governo in esilio della Repubblica democratica araba sahrawi. Detto questo i nodi sul tappeto non verranno sciolti automaticamente. I saharwi continuano infatti a rivendicare la propria indipendenza e invocano l’organizzazione del referendum previsto dagli accordi di pace siglati negli anni Novanta. Il Marocco, pur dicendosi disponibile a riconoscere qualche forma di autonomia, non è favorevole alla separazione di una terra desertica, ma ricca di fosfati (e, si dice, di petrolio).
Per l’ingresso nell’Ua, il Marocco ha avuto bisogno del sostegno di un blocco di Paesi, soprattutto dell’Africa occidentale. Questi, in larga parte, si sono pronunciati per una sospensione della Rads dall’Unione africana. Ma chiedono che l’organizzazione panafricana continui la sua opera di mediazione a fianco delle Nazioni Unite.
Secondo alcuni analisti, Rabat continuerà a battersi contro l’indipendenza anche dagli scranni dell’Unione africana, facendo perno sulle divisioni degli Stessi Paesi membri dell’Ua. «Ciò che mi interessa di più è la posizione del nostro continente – ha scritto re Mohammed VI in una lettera indirizzata all’organizzazione -. L’Unione africana conosce la posizione dei propri Stati membri? Dal momento che almeno 34 Paesi non riconoscono la Rads? E anche dei 26 Paesi che l’avevano sostenuta nel 1984, solo una piccola minoranza (circa 10 nazioni) continua a sostenere i sarhawi. L’Ua […] dev’essere neutrale, solo così può contribuire costruttivamente alla nascita di una soluzione».
La guerra non è quindi conclusa. Molte altre battaglie (si spera solo politiche) dovranno essere ancora combattute sul fronte dell’autonomia saharawi.