Sudan, verso una manifestazione contro i militari

di claudia

Una grande manifestazione per sabato 30 ottobre è in fase di organizzazione a Khartoum e nell’idea dei promotori sarà un messaggio diretto ai militari perché riconsegnino la guida della transizione politica del Sudan a un governo civile. Dopo la mossa dell’esercito, che ha esautorato il primo ministro Abdalla Hamdok e consegnato poteri assoluti al generale Abdel Fattah al-Burhan – già a capo del Consiglio sovrano – ora sono gli attivisti pro-democrazia che stanno provando a organizzare le loro contromosse, riferisce a InfoAfrica una fonte ben informata a Khartoum.

Il tam tam dei social, sottolinea la fonte, sta continuando in queste ore nonostante i blocchi a internet e alle comunicazioni telefoniche imposte dal regime. Fino a sabato dovrebbero essere giorni di calma tesa, poi se l’esercito darà spazio o sarà costretto a dare spazio si terrà una manifestazione per la quale si stanno muovendo anche da fuori Khartoum. 
Intanto, dopo un intervento di ieri, in cui Burhan ha sostenuto che l’esercito si è mosso per evitare una guerra civile e per mettere a tacere politici che incitavano la gente contro l’esercito, fonti citate da al-Jazeera hanno riferito che Hamdok (che Burhan ha detto di “ospitare a casa sua” per motivi legati alla sua sicurezza personale) dovrebbe aver fatto rientro nella propria abitazione.

Questa fase di caos e confusione generale giunge in un momento in cui il quadro economico del Paese segnato negli ultimi due anni da grosse difficoltà stava cominciando a far intravedere delle luci. Nell’ultimo mese, il cambio con l’euro era stabile a 510 (dopo un picco di 540 raggiunto tre mesi fa) e nemmeno l’interruzione delle comunicazioni tra Port Sudan e Khartoum operato dai Beja (una delle comunità del Paese) aveva avuto grosse conseguenze sull’inflazione. Questa era stata davvero galoppante in precedenza soprattutto in seguito alla cancellazione dei sussidi per benzina e farina. “Sicuramente la gente era stanca – prosegue la fonte di InfoAfrica, che si mantiene anonima per motivi di sicurezza – ma Hamdok aveva fatto un buon lavoro di comunicazione, spiegando il punto a cui il processo messo in atto avrebbe dovuto portare. Ritirare i sussidi era necessario per costruire un sistema finanziario sostenibile”.

I problemi per il governo sono venuti con le prese di posizione di gruppi associati al Jem e all’Slm – due gruppi armati affiliati al fronte rivoluzionario del Sudan – che hanno organizzato insieme a formazioni islamiste il sit-in davanti al Palazzo presidenziale chiedendo la presa del potere da parte dei militari. Un clima di tensione, alimentato anche dall’aumento della criminalità, nelle periferie delle città, che ha alla fine portato al materializzarsi del pronunciamento militare. Le prossime ore e le posizioni che la comunità internazionale assumerà saranno determinanti per il futuro di un Paese che stava provando a organizzare un futuro di democrazia e sviluppo dopo i decenni della presidenza di Omar Hassan al-Bashir.

Secondo gli ultimi aggiornamenti, il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha avuto un colloquio telefonico con il premier sudanese Abdalla Hamdok, che è rientrato nella serata di ieri nella propria abitazione. Lo ha riferito il portavoce del dipartimento di Stato, Ned Price, sottolineando che Blinken “ha accolto con favore il rilascio del primo ministro e ha rinnovato il proprio appello alle forze militari sudanesi affinché rilascino tutti i leader civili detenuti e ne garantiscano la sicurezza”.

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