Sudan – Grandi proteste: «Via Bashir»

di Enrico Casale
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Ancora scontri tra le forze di sicurezza e i manifestanti a Khartoum e in altre città del Sudan. La polizia antisommossa ha usato gas lacrimogeni per cercare di disperdere i grandi cortei. Le associazioni di categoria dimedici, ingegneri e insegnanti che coordinano le proteste affermano che sono centinaia gli arresti.

Le manifestazioni sono iniziate il mese scorso chiedendo riforme economiche. Con il tempo però si sono focalizzate sempre più sulla figura del presidente Omar al-Bashir, in carica dal 1989, ritenuto responsabile dell’attuale situazione. Da più parti ormai se ne chiedono le dimissioni.

Il giornalista Zeinab Mohammed Salih ha riferito alla Bbc che giovedì è stata le proteste hanno raggiunto livelli mai toccati prima. La reazione della polizia è stata durissima. Da quando sono iniziate le proteste, i funzionari pubblici dicono che sono morte 26 persone, ma secondo i gruppi per i diritti umani ne sono state uccise più di 40.

I medici sono i più presi di mira dalle forze di sicurezza a causa della loro elevata posizione sociale e del ruolo attivo che alcuni hanno assunto nell’organizzare le proteste. La scorsa settimana, le forze di stato hanno sparato a un ragazzo di 16 anni e un medico che prendevano parte alle proteste nel distretto Burri della capitale. Il dottore Babiker Abdulhemeed è morto e sul suo corpo sono stati contati «oltre 14 proiettili».

Ad alcuni giornalisti stranieri è stato impedito di raccontare gli eventi nel paese. Nei giorni scorsi, un certo numero di giornalisti che lavoravano per Al Jazeera, l’agenzia di stampa turca Anadolu e la tv araba Al Arabiya, con sede in Arabia Saudita, hanno ricevuto il rifiuto dell’accreditamento.

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