Sudan, Bashir lascia il vertice del partito di governo

di Enrico Casale
Omar al Bashir

Omar al Bashir rinuncia a parte del suo potere. In una dichiarazione rilasciata ieri, 1° marzo, il presidente ha dato le dimissioni da segretario generale del National Congress Party. Gli subentrerà Ahmad Haroun, nominato all’inizio di questa settimana vice. Il leader ad interim manterrà l’incarico fino alla prossima riunione di partito per eleggere un nuovo responsabile entro la prossima estate.

Ahmed Haroun è un fedelissimo del capo di Stato, ha partecipato con lui al golpe nel 1989. È stato nominato due volte ministro e ha sempre ricoperto posizioni di responsabilità all’interno dello Stato. Come per il presidente sudanese, anche su di lui pende ha un mandato dalla Corte penale internazionale (CPI) per crimini di guerra e crimini contro l’umanità per il suo presunto ruolo nel Darfur.

Secondo lo statuto del National Congress Party (partito che ha una schiacciante maggioranza di seggi in parlamento), il capo del Pcn diventa automaticamente il candidato per le prossime elezioni presidenziali, programmate, in linea di massima, nel 2020. Il 16 febbraio, il comitato per la revisione della Costituzione per consentire a Omar al Bashir di rimanere presidente a vita, ha rinviato il suo incontro. Il presidente cede anche su questo punto e rimanda questo progetto a più tardi.

Di fronte alle sfide più gravi da quando è arrivato il potere. Il 22 febbraio, Omar al Bashir ha licenziato i governi federali e provinciali civili per nominare ufficiali militari tra i più fedeli in 18 aree del Paese. Egli ha dichiarato lo stato di emergenza e ha istituito tribunali speciali.

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