Somalia, domani si elegge il presidente della Repubblica

di claudia
somalia

di Enrico Casale

Il parlamento somalo elegge domani il presidente della Repubblica. È l’ultimo tassello di una lunghissima tornata elettorale che, tra tensioni, rinvii, attentati, dovrebbe portare infine al completo rinnovamento delle istituzioni nazionali.

Il mandato del presidente Mohamed Abdullahi Mohamed, noto come Farmaajo, eletto nel 2017, è scaduto nel febbraio 2021. Lo scorso anno però non si è riusciti a organizzare una nuova elezione. Le elezioni parlamentari non si erano concluse in tempo e non era possibile quindi procedere alla scelta del nuovo capo dello Stato (che, va ricordato, è eletto proprio dall’assemblea nazionale). Nell’aprile 2021 lo stesso Farmaajo aveva annunciato di voler prolungare il suo mandato di due anni, innescando scontri armati a Mogadiscio (con diversi morti). Dopo aver incaricato il suo premier, Mohamed Hussein Roble, di organizzare le elezioni, il processo elettorale è stato scandito da diversi episodi di tensione tra i due uomini politici.

L’elezione del parlamento è stata poi più complessa del previsto. In Somalia non è in vigore un sistema a suffragio elettorale. I parlamentari sono scelti da grandi elettori, a loro volta, espressione dei principali clan in cui è suddivisa la società somala. Il processo di voto, iniziato nel 2020, si è concluso il 14 aprile con il giuramento dei deputati e senatori. Solo in quel momento è stato possibile organizzare le elezioni presidenziali che sono state fissate appunto per domenica 15 maggio.

La Commissione parlamentare incaricata di organizzare il voto ha annunciato che saranno 39 i candidati in lizza. Il nuovo capo di Stato sarà nominato in una seduta comune di deputati e senatori che si riunirà all’aeroporto della capitale Mogadiscio, il luogo più sicuro di questo Paese del Corno d’Africa. Per essere eletto, un candidato deve raccogliere almeno i due terzi dei voti di deputati e senatori, ovvero 184 voti.

Il presidente uscente Mohamed Abdullahi Mohamed, noto come Farmaajo, si è candidato per la rielezione. Si presenteranno altri due ex presidenti, Hassan Cheikh Mohamoud (2012-2017) e Sharif Cheikh Ahmed (2009-2012) e l’ex premier Hassan Ali Khaire (marzo 2017-giugno 2020). Altri candidati di spicco sono il presidente del Puntland, Said Abdullahi Dani, e l’ex ministro degli Esteri e vice primo ministro (novembre 2012-gennaio 2014), Fawzia Yusuf Adan.

Riusciranno le rinnovate istituzioni somale a riportare la stabilità nel Paese? Difficile dirlo. Dal 1991, anno in cui è caduto il regime del presidente Mohamed Siad Barre, la Somalia vive uno stato di profonda crisi. Dopo il conflitto civile tra i signori della guerra, è scoppiata una rivolta guidata dalle milizie di al-Shabaab, legata alla rete di al-Qaeda. Attualmente i jihadisti controllano ancora gran parte dell’entroterra e continuano a organizzare attentati contro le forze dell’ordine e contro i reparti della missione Atmis sostenuta dalle organizzazioni internazionali. Questa instabilità politica si accompagna a una grave crisi umanitaria. Dopo anni di scarse o nulle precipitazioni atmosferiche, la siccità ha bruciato i raccolti e ha ucciso moltissimi capi di bestiame. Fenomeni che si sono riversati sulla popolazione che ha visto venire meno le loro fonti di sostentamento.

Abdurahman Sheikh Azhari, un analista indipendente somalo, ha dichiarato che le elezioni sono fondamentali per il sostegno internazionale della Somalia su molti fronti. “La stabilità e la sicurezza politica sono incerte a causa del prolungato processo elettorale, che ha richiesto più tempo del previsto”, ha detto all’agenzia Anadolu e ha aggiunto, “le cose stanno cambiando grazie alla fine del processo di elezione dei membri della camera alta e bassa del parlamento, che eleggeranno congiuntamente il presidente”.

Il capo dello Stato – che deve ricevere almeno i due terzi dei voti, ovvero 184 voti, per essere eletto – nominerà quindi un primo ministro e verrà formato un nuovo Gabinetto.

Condividi

Altre letture correlate: