Richiedenti asilo in Ruanda, Londra pensa già al prossimo trasferimento

di AFRICA
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di Andrea Spinelli Barrile

Pochi minuti prima del decollo previsto martedì sera dall’aeroporto militare di Wiltshire, il Boeing 767 noleggiato dal Regno Unito e diretto in Rwanda, con a bordo sette richiedenti asilo, è stato fermato mentre il pilota ultimava i preparativi per il volo: un intervento della Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu), anche se un po’ tardivo, ha messo davanti a nuove sfide circa il diritto umanitario e i ricorsi presentati dai richiedenti asilo ai tribunali del Regno Unito, costringendo Londra a bloccare il volo. L’aereo era diretto a Kigali, capitale del Rwanda.

Il piano per l’asilo in Rwanda, annunciato dal governo britannico ad aprile, intende portare alcuni richiedenti asilo in Rwanda, dove potranno inoltrare una nuova richiesta al governo africano o attendere che quello britannico risponda: Downing street sostiene che tale programma scoraggerebbe altri migranti irregolari dall’attraversare la Manica.

Il primo volo con a bordo i richiedenti asilo sarebbe dovuto decollare martedì sera alle 22:30 ma tutto è stato rimandato a data da destinarsi. Il governo britannico si è detto “sorpreso e amareggiato” e la ministra dell’interno Priti Patel ha dichiarato alla Bbc che “i preparativi per il prossimo volo iniziano ora”.

Londra, nonostante i ricorsi presso le corti interne e internazionali, non sembra quindi avere intenzione di mollare un centimetro sulla nuova politica di accoglienza dei richiedenti asilo, aspramente criticata da tutti, dal segretariato generale delle Nazioni unite agli attivisti che quotidianamente affollano il piazzale antistante l’Alta corte di Londra, dove si esaminano la maggior parte dei ricorsi. In questo caso però a bloccare tutto è stata la Corte per i diritti umani di Strasburgo, che non è un organismo dell’Unione europea ma fa parte del Consiglio d’Europa, che conta ancora il Regno Unito come membro: la Cedu ha detto che un cittadino iracheno che sarebbe dovuto essere trasferito in Rwanda avrebbe corso “un rischio reale di danni irreversibili” se fosse rimasto sul volo.

“Una delle cose che rende grande la Gran Bretagna è che ci atterremo ai tribunali internazionali e al diritto internazionale” ha dichiarato alla Bbc l’avvocato Geoffrey Robertson, il legale inglese che ha rappresentato il caso a Strasburgo, mentre Therese Coffey, sottosegretaria del governo britannico per il lavoro e le pensioni, ha manifestato la delusione del governo ma ha anche sottolineato come fosse “importante” il fatto che il governo abbia rispettato la sentenza della Cedu.

Il governo ruandese, dal canto suo, si è detto “non scoraggiato” dalla mancata partenza del primo volo ed resta “impegnato” nell’accordo con il Regno Unito. 

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